Volontariato e soccorso: perché “spendere i soldi pubblici come se non fossero di nessuno?”

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Lo spirito del buon samaritano, che per fortuna reciproca ancora alberga,  pur se segregato nel cuore di molti uomini, nei momenti di bisogno riemerge per organizzarsi nel volontariato ed accorre in soccorso.
Lo Stato italiano si avvale di questa energia, di questa risorsa inesauribile e oserei dire irrinunciabile che, apparentemente, a bassissimo costo offre servizi a beneficio della collettività.
Tutto sembrerebbe positivo e fattibile però in ultima analisi non è così.
Già da tempo, tante figure, “istituzionali” e di volontariato, ruotano intorno soccorso.
La “voglia” e l’ansia di fare, le differenze nel modus operandi, le  incompatibilità delle procedure, hanno portato non solo alla mancata sinergia bensì ad una conclamata “antagonia”.
Se vogliamo anche considerare il lato “oscuro e malato” del buon samaritano: non dobbiamo avere reticenze nel dire che a volte, (il buon samaritano), si lascia prendere dallo spirito di competizione, dal protagonismo e dalla vanagloria. Allora si rischia di sortire effetti contrari. In altre parole “proverbiali”: quando ci sono troppi galli non si fa mai giorno.

Paolo Trentini
Paolo Trentini

Il legislatore ben conosce questa problematica è per questo, ha tentato, negli ultimi anni, di legiferare al riguardo con il tentativo  di normare ed efficientare questa realtà ai più sconosciuta.
Il panorama vede schierato a livello nazionale e nelle singole realtà regionali, tante forze, di “Stato”, Asl regionali, forme di volontariato, le “Croci” di vari colori. Al crescente bisogno, nelle singole realtà orografiche territoriali, si schierano tante forze con tanti soldi pubblici.
Fotografare la realtà del soccorso nel contesto nazionale è impresa molto ardua e per questo non voglio addentrarmi più di tanto.
La molteplicità di formule è giustificara dal titolo V che da uno Stato unico, quale l’Italia, ne risultano 21 realtà regionali, ancor più complesse con le province autonome. Con questi presupposti e con varie figure istituzionali e di volontariato è un vero marasma.
Se focalizziamo l’attenzione sul soccorso e specificatamente quello in montagna possiamo individuare la realtà del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e le altre “istituzionali” quali Guardia di Finanza, Vigili del fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Polizia, Carabinieri ed Esercito.
Da una parte il CNSAS  con una tradizione storica e meritevole del soccorso in montagna. Organismo composto da uomini ed unità cinofile ma fondamentalmente  “truppe di terra”.
Dall’altra i Corpi Istitizionali, dotati anch’essi di uomini, con le varie specifiche professionalità, ma in più con dotazione di velivoli: (elicotteri e non solo).
I volontari del CNSAS nella vita, se non sono disoccupati, svolgono altre attività, per questo quando vengono allertati non possono, ovviamente, essere prontamente disponibili pero’ possono assentarsi dal posto di lavoro grazie ad una legge dello Stato: (legge Marniga), che prevede anche un compenso economico,
mentre gli uomini dei corpi “istituzionali,” per lavoro fanno proprio le attività preposte (soccorso-VVf ad esempio) e per questo vengono già pagati e sono prontamente disponibili.
Per una Guida Alpina, in organico del CNSAS, più che improponibile sarebbe illegittimo abbandonare  clienti in montagna per rendersi disponibili per una chiamata di soccorso.
Pur se preziosa, l’opera del volontariato, quando l’organizzazione  è molto “strutturata”  diventa un organismo “pleonastico” e come tale: se con una mano dona con l’altra prende.
Non  bisogna essere economisti né studiosi dei massimi sistemi per capire che una macchina efficiente deve produrre molto più di quello che consuma.
In accordo alla  legge sulla trasparenza, legge tanto ben accolta quanto disattesa nelle aspettative. Sarebbe anche utile conoscere:  dei 10 milioni di euro che, soltanto lo Stato italiano, versa come contributo al Corpo Nazionale Soccorso Alpino,  in che percentuale questa somma viene riversata  per la gestione del servizio/ efficienza della macchina, (attrezzature, materiali di consumo ecc.), che  giustamente devono servire agli operatori del soccorso e quanto invece serve per mantenere in piedi la complessa architettura  gerarchica di Delegazioni, Zone commissioni, sub commissioni e poltrone varie.
Voglio fare l’ingenuo;
Perché affidare ai privati funzione già svolte dai Corpi dello Stato?
In altre parole, perché stipulare convenzioni con aziende private per fare il soccorso quando sono gia’ nel bilancio delle singole regioni i vari Corpi, dotati di elicotteri,  che per compito istituzionale già effettuano i Soccorsi?
Perché deve gravare sul bilancio della sanità il costo dell’elisoccorso? Solo una parte degli interventi e’ di carattere sanitario.
Nel prossimo triennio la Regione Abruzzo spenderà, solo per la convenzione, 77 milioni di euro.
Perché “i pochissimi” si ostinano a spendere i soldi pubblici=soldi di tutti come se non fossero di nessuno?
E poi si parla anche di Spending review.
Ma quale Spending review.
Ancor prima di risparmiare bisogna sapere ben spendere.

Paolo Trentini
Medico perfezionato in Medicina di Montagna
Segretario provinciale Sindacato dei Medici Italiani

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