Al riparo dal “maltempo” spaziale: previsioni più dettagliate sulle zone più esposte ai danni delle tempeste solari

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Prevenire i danni alle strutture elettriche terrestri e ai sistemi satellitari realizzando previsioni meteorologiche spaziali dimensione locale. Sarà questa la chiave per mettere a riparo l’umanità dai rischi connessi alle tempeste solari, i disastrosi flussi di particelle cariche in viaggio dalla nostra stella che interagendo il campo magnetico terrestre sono in grado di generare disturbi alla rete elettrica e alle comunicazioni via satellite.

A memoria – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – l’unico evento del genere mai registrato passò alla storia come Carrington – il nome è un tributo all’astronomo Richard Carrington, studioso delle macchie solari – e fu la più grande tra le tempeste geomagnetiche mai osservate. Il 1 settembre 1859, alle 11.18, il pianeta fu investito da un fenomeno solare davvero intenso che causò il guasto alle strumentazioni tecnologiche (il telegrafo fu out per 14 ore) nonché il manifestarsi un’aurora boreale a latitudini insolite (fu visibile anche a Roma). Se una tempesta di tale portata facesse il bis ai nostri tempi, quando la distribuzione di energia elettrica condiziona la fornitura di cibo, acqua e calore e le comunicazioni viaggiano attraverso i satelliti, i danni prodotti dall’interruzione prolungata dei servizi sarebbero peggiori di quelli connessi al più irruento degli uragani.

Finora gli scienziati potevano scoprire in anticipo se la tempesta elettromagnetica avrebbe interessato il nostro pianeta ma erano impreparati a rispondere con precisione sul dove essa avrebbe sferzato con maggior decisione. Restava impossibile dunque mettere in cantiere iniziative di prevenzione – come ad esempio spegnere i dispositivi satellitari o interrompere la fornitura di corrente elettrica – senza una mappa dettagliata delle aree a rischio. Un valido supporto è giunto alla National Oceanic and Atmospheric Administration’s Space Weather Prediction Center – nota tra gli addetti ai lavori come SWPC, l’Agenzia governativa americana che si occupa di meteorologia spaziale – da un gruppo di ricercatori che ha messo a punto un modello di previsione geospaziale in chiave regionale, in grado di prendere in esame zone precise ed elaborare un dato unico per ogni area vasta 365 chilometri quadrati, anticipando di 45 minuti lo scatenarsi della tempesta solare. Lo studio combina tre modelli matematici, uno magnetoidrodinamico – che dà informazioni su campi elettrici e magnetici – uno che esamina la ionosfera mostrando le dinamiche in atto nella parte superiore dell’atmosfera mentre l’ultimo – il ring current – descrive il moto delle particelle cariche che circondano la Terra. Il grafico risultante sarà prezioso alla SWPC e alle società collegate che garantiscono la fornitura di elettricità sul territorio per mettere in atto strategie preventive che tutelino l’umanità dal “maltempo” spaziale.

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