Il 35% delle emissioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto deriva dall’agricoltura globale; solo l’allevamento zootecnico contribuisce per il 18% a tutte le emissioni di gas serra. La produzione di cibo divora il 38% dei territori – 60 volte quella occupata da strade ed edifici – e il 70% dell’acqua dolce utilizzata dall’uomo. L’allarme arriva dal Wwf, a due giorni dalla Giornata mondiale dell’alimentazione che si svolge il 16 ottobre. Quello che collega i cambiamenti climatici con la produzione di cibo e che mette a rischio la sicurezza alimentare globale è, insomma, un vero circolo vizioso.
L’IMPATTO DELL’AGRICOLTURA. L’agricoltura ha già distrutto o trasformato radicalmente il 70% dei pascoli, il 50% delle savane, il 45% delle foreste decidue temperate e il 25% delle foreste tropicali. Dall’ultima era glaciale nessun altro fattore sembra aver avuto un impatto tanto distruttivo sugli ecosistemi. La produzione di cibo influisce sulla CO2 atmosferica sia indirettamente per via dell’uso di combustibili fossili per le attività agricole, il trasporto o la refrigerazione degli alimenti, sia tramite la deforestazione spesso indotta dalle espansioni delle coltivazioni.GLI EFFETTI DEGLI ALLEVAMENTI. Il consumo di carne pro capite è in continuo aumento (sorpassando nel 2014 i 43 kg pro capite). Anche la dieta europea è notevolmente cambiata nel corso degli ultimi 50 anni e molti di questi cambiamenti sono andati nella direzione di una maggiore assunzione di carne e derivati animali. Alla produzione di carne e derivati è imputato quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra. Basti pensare che una singola mucca può produrre, a causa della popolazione microbica presente nel rumine, dai 100 ai 500 litri di metano al giorno. Il metano è oltre 20 volte più potente dell’anidride carbonica come determinante dell’effetto serra. Produzione di mangimi e nuovi pascoli hanno impatti gravissimi sulla deforestazione (in America Latina il 70 % della foresta amazzonica è stata trasformata in pascoli).
PUNTARE SULLA BIODIVERSITA’. Ma cosa si può fare? Per garantire la salute a lungo termine dei sistemi naturali che sostengono l’intera vita sulla Terra “è un obiettivo prioritario – spiega il wwf – ridurre drasticamente gli impatti negativi dell’agricoltura e della zootecnia, per un’agricoltura alleata della Natura“. “L’obiettivo che il mondo si deve dare è quello di creare sistemi alimentari fortemente integrati con la vitalità dei sistemi naturali e della biodiversità e che producano cibo con il minor danno per l’ambiente e il clima“, spiega Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia.