Il nuovo Centro per l’arte contemporanea “Luigi Pecci” di Prato riparte in ‘astronave‘. Il museo riapre domani al pubblico, con una grande inaugurazione, dopo dieci anni di lavori. Ampliato e ristrutturato, ora il museo è uno spettacolare e avveniristico edificio ideato dall’architetto olandese Maurice Nio a forma di navicella spaziale, con la riqualificazione dell’edificio originario progettato dall’architetto Italo Gamberini. Alcuni numeri danno l’idea della innovativa struttura musealea: 7.815 metri quadrati di ampliamento per un totale di 12.125 metri quadrati di superficie, di cui 3.110 metri quadrati di aree espositive; 14.400.000 di euro di investimento per la costruzione del nuovo edificio, la risistemazione degli spazi esterni e la ristrutturazione del vecchio edificio; un teatro/auditorium all’aperto da 140 posti; una nuova sala polivalente per 120 persone; una biblioteca specializzata con oltre 50.000 volumi; 3 Dipartimenti scientifici (Arti Visive; Ricerca, Editoria e Progetti Speciali, con le sezioni Cinema, Musica, Teatro-Danza e Architettura; Educazione, avviato negli anni Ottanta da Bruno Munari); una collezione di 1.145 opere appartenenti a 190 artisti italiani e 117 stranieri. Parte della vasta collezione di opere è in parte esposte all’interno della mostra inaugurale dal titolo “La fine del mondo” e in parte allestite presso istituzioni e spazi pubblici della città di Prato e del territorio toscano. Unica istituzione pubblica dedicata all’arte contemporanea in Italia, e una tra le poche in Europa, il Centro Pecci si pone da oggi come un punto di riferimento con vocazione nazionale e internazionale per la sperimentazione dei molteplici linguaggi artistici contemporanei. Fin dalla sua fondazione nel 1988, infatti – prima istituzione in Italia con una sede costruita ex novo per esporre, collezionare, conservare, documentare e diffondere le ricerche artistiche più avanzate – la missione del Centro Pecci è stata quella di indagare tutte le discipline della cultura contemporanea, toccando anche cinema, musica, perfoming arts, architettura, design, moda e letteratura e cercando al contempo di avvicinare il più possibile l’arte alla società. Missione riaffermata e attualizzata e attorno alla quale il Centro Pecci ha costruito la propria identità del presente e del futuro: polo non solo espositivo ma il più versatile e trasformabile possibile, basato sulla sperimentazione e la ricerca, che punta a una relazione dinamica con il suo pubblico divenendo un luogo particolarmente attivo con il prolungamento dell’apertura alla sera, quando alle mostre si affiancano performance, concerti e proiezioni, ma anche conferenze, laboratori e corsi per adulti. Importante in questo senso – primo tra le istituzioni pubbliche italiane – è la creazione di un dipartimento di ricerca teso a costruire le basi teoriche delle varie iniziative e a sviluppare in modo ampio le attività educative. In occasione della riapertura del Centro Pecci, al quale la Regione Toscana ha attribuito il compito di coordinamento e fulcro regionale dell’arte contemporanea, una serie di eventi e mostre collaterali sono presenti nella città di Prato e nell’intero territorio toscano, coinvolgendo Firenze, Pisa, Vinci. “Aprire un luogo espositivo è un’impresa già di per sé complessa, ma qui a Prato abbiamo voluto strafare – ha detto Fabio Cavallucci, direttore del museo – Abbiamo voluto inaugurare il nuovo edificio del Centro Pecci con una grande mostra internazionale, affrontando un tema – la fine del mondo – che appare di per sé una sfida, puntando nel contempo a far incontrare le arti visive con la musica, il teatro, la danza, il cinema e le altre arti, e provando a rinnovare in qualche grado il sistema espositivo tradizionale, ossia reinventando il concetto di mostra. Troppe sfide in una? Forse. Ma siamo convinti che un museo che apre, o meglio, come questo, che riapre dopo consistenti lavori di ampliamento, dovrebbe rappresentare fin dall’inizio le intenzioni della sua ricerca“.