Carrara: gregge assalito sulle Alpi Apuane, è allarme lupi

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Un lupo mi ha portato via la mia Carolina. Non si erano mai visti quassù“. E’ disperato e visibilmente preoccupato Rolando Alberti, il pastore-letterato di Guadine, frazione della prima montagna di Massa Carrara, molto conosciuto per i suoi formaggi stagionati in grotta ma anche per la sua passione per la poesia. Il suo gregge – 120 capi di capra di razza apuo-garfagnina – vive allo stato brado da sempre sulle Alpi Apuane: pascola indisturbato tra le alture delle Gobbie per molte ore al giorno. A Rolando basta un fischio per farle tornare all’ovile in fila, composte, tranquille. Almeno così è andata fino a quale giorno fa. ”Ho subito capito che qualcosa non andava. Ho sentito ululare e sono andato a vedere. Il gregge – racconta Rolando – era sparpagliato ed impaurito. Non ho più visto Carolina: una delle pecore a cui ero più affezionato. Ho ritrovato quello che ne rimaneva poco dopo. Altre due capre mancano ancora all’appello: a questo punto ho perso la speranza”. E’ emergenza predatori anche sul versante massese delle Alpi Apuane. A lanciare l’allarme è Coldiretti di Massa Carrara che poco più di un mese fa era scesa addirittura in piazza, di fronte alla sede della Regione Toscana, per protestare contro la mancata applicazione della legge anti-ungulati e contro il ritardo dell’applicazione del piano di gestione del lupo approvato a livello nazionale. Secondo la principale organizzazione agricola negli ultimi anni gli attacchi dei lupi sono raddoppiati: a marcare il passo è la Lunigiana, in particolare nei territori di Zeri, dove le predazioni sono frequenti e gli allevatori impotenti. ”Gli agricoltori – spiega Vincenzo Tongiani, presidente Coldiretti Massa Carrara – non devono fare solo i conti con cinghiali, daini, caprioli, storni e mufloni, devono anche difendersi dai lupi, canidi ed ibridi sempre più a loro agio anche in presenza dell’uomo. Gli attacchi sono all’ordine del giorno ma le risposte sono inefficaci”. Secondo uno studio del Centro Interuniversitario di ricerca sulla selvaggina ha rilevato, nell’anno 2015, la presenza in Toscana di 109 branchi di lupi per un totale di oltre 600 individui. Lo scorso anno sono state 25 le domande di indennizzo in seguito ad attacchi di lupi presentate dagli allevatori apuo-lunigianesi per un ammontare di quasi 40mila euro di danni, poco meno del 10% dei risarcimenti erogati a livello regionale (281 domande e 527mila euro complessivi). ‘‘Il rimborso dei danni può essere solo una misura provvisoria; occorre iniziare a gestire il fenomeno per controllarlo e mettere in sicurezza gli allevamenti, che, diversamente, sono destinati a chiudere. A livello nazionale – spiega ancora Tongiani – è stata definita una proposta di piano di gestione del lupo. E’ necessario accelerare l’approvazione del provvedimento che dovrebbe prevedere strumenti e modalità più efficaci per difendere gli allevamenti dagli attacchi degli animali predatori”. C’è poi la questione del regime di indennizzi de minimis in base al quale ad ogni impresa agricola non possono essere corrisposte, nel corso di un triennio, somme superiori a 15.000 euro: si tratta di una cifra che in molti casi risulta del tutto insufficiente a risarcire il danno che le imprese subiscono per la distruzione del prodotto e per la perdita degli animali allevati. ”Gli indennizzi – precisa Maurizio Fantini, direttore Coldiretti Massa Carrara – non compensano una serie di danni strettamente connessi alla perdita di prodotto; l’indennizzo è calcolato sul prezzo del prodotto agricolo standard che non tiene conto né della qualità e specificità del prodotto, né del valore aggiunto che l’impresa avrebbe realizzato con la trasformazione e commercializzazione, né della perdita di clientela e di spazi di mercato”. Come per i prodotti agricoli, a rischio ci sono anche alcune specie ovine come la pecora zerasca inserite nella lista delle razze in via di estinzione. Razze che i predatori stanno contribuendo, nonostante gli sforzi e gli investimenti, a fare uscire di scena. ”Nessuno vuole abbattere i lupi perché hanno sempre convissuto con i pastori – conclude Rolando Alberti – ma è indispensabile che la loro presenza sia sostenibile. La presenza sul versante di Massa non mi fa più dormire sereno”.

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