Con l’arrivo dell’autunno sul bacino del Mediterraneo, al transito dei primi intensi e organizzati sistemi frontali atlantici, si apre la stagione dei cosiddetti temporali a “V”, meglio classificati in letteratura con il termine di “V-Shaped” (o “V-Shaped” storm). Questo è il caso dei forti temporali che proprio ieri hanno colpito buona parte del centro-nord, dal Lazio fino all’area prealpina e al profondo nord-est, con veri e propri nubifragi, accompagnati da una intensissima attività elettrica e da forti colpi di vento legati ai “downbursts” delle singole “celle temporalesche”. E quello di ieri è risultato anche uno dei più estesi fino ad ora osservati sui mari che circondano l’Italia. I “V-Shaped” sono dei potenti sistemi temporaleschi a mesoscala, di tipo lineare. La caratteristica di questi temporali, che assumono un carattere autorigeneranti quando transitano sopra un ampio tratto di mare, con temperature delle acque superficiali piuttosto miti (ma non per forza calde), è quella che nella parte più meridionale, lungo la punta della “V”, lì dove si verificano le precipitazioni più forti, si possono presentare pure degli elementi “supercellulari”, con intensa rotazione, particolarmente avvezzi per lo sviluppo di fenomeni vorticosi, da non confondere però con le “supercelle” classiche. In genere si formano in presenza di forti aeree d’instabilità, lungo il settore caldo (flusso pre-frontale) di una circolazione depressionaria, strutturata nei medi e bassi strati, o nel ramo ascendente di una lunga saccatura, che affonda direttamente dalle alte latitudini, attivando sul lato orientale di quest’ultima un intenso flusso di correnti meridionali a tutte le quote, con notevoli velocità nella media e alta troposfera (flussi in genere da Sud, S-SO e SO).
L’ambiente ideale per lo sviluppo di un potente “V-Shaped” è quello in seno ad una avvezione calda, con un flusso di correnti meridionali calde e molto umide nei bassi strati, sopra cui diverge un ramo principale o secondario del “getto polare”, il cui passaggio in alta quota va ad inasprire il “wind shear verticale”, generando condizioni di fortissima instabilità, con lo sviluppo di violenti moti convettivi che vanno a costruire i sistemi convettivi a mesoscala. I sistemi di tipo “V-Shaped” insorgono spesso allorquando si ottengono condizioni di forte “shear” del vento nei medi e bassi strati (da 850 hpa a 500 hpa), con venti da Sud o Sud-est nei bassi strati mentre in quota prevale una componente più sud-occidentale.
Se al contempo, in alta quota (a circa 300-250 hpa), transita uno “Jet Streak” (i massimi picchi di vento associati alla “corrente a getto”), che esalta ulteriormente il “wind shear verticale” alle varie quote, creando fortissime divergenze, è altamente probabile lo sviluppo, anzi lo “scoppio”, del “V-Shaped”, con la formazione della classica struttura a “V” che indica lo sviluppo della classica nube temporalesca. La caratteristica forma a “V” di questi temporali, caratteristici della stagione autunnale sul Mediterraneo, si sviluppa quando un forte “updraft” penetra fin sulla bassa stratosfera, originando un “overshooting top” che blocca il vento ai livelli superiori, forzando il flusso a divergere intorno ad esso.
Giunti in questa fase s’innesca un meccanismo per cui il flusso erode la sommità dell’”updraft” e trasporta i resti della nube temporaleschi nella zona sottovento. Da notare come nei sistemi “V-Shaped” l’area più fredda è vicino all’apice della V, ed è associata all’espansione adiabatica dovuta all’ascesa di aria nell’”updraft” del temporale quando raggiunge la tropopausa. Questi temporali negli ultimi anni, complice anche l’aumento della temperatura media dei mari, stanno divenendo sempre più frequenti e spesso, purtroppo, sono i principali responsabili delle terribili alluvioni che negli ultimi anni hanno cagionato morti e feriti in vari angoli d’Italia (dalla Liguria alla Sicilia).
I temporali del tipo “V-Shaped” sono caratterizzati da una forma piuttosto lineare, come quella di una “Squall Line” (linea temporalesca) associata al passaggio di un fronte freddo, assumendo la caratteristica conformazione a V, ben individuabile dalle moviole satellitari o dalle immagini radar. Questi temporali sono molto temuti, soprattutto durante la navigazione aerea, a causa delle violentissime turbolenze che possono propagare anche al di fuori dei cumulonembi. Le celle più intense stanno proprio lungo il vertice della “V”, sul versante Sud o Sud-ovest, dove si concentrano i fenomeni più violenti ed estremi, con piogge torrenziali e attività elettrica a fondoscala.
Difatti le cellule che si sviluppano lungo la punta, non avendo nulla a sud che possa rubare l’aria calda e umida destinata a loro, tendono ad assumere le caratteristiche di una “supercella” classica, con moto rotatorio, tanto da essere confuse con essa, anche se la “supercella” ha una struttura molto differente. Un’altra caratteristica dei temporali, di tipo “V-Shaped”, è quella di essere accompagnati dalla cosiddetta “flanking line”, che si localizza quasi sempre sulla parte meridionale del sistema convettivo.
La “flanking line” non è altro che una estesa linea di cumuli e congesti molto sviluppati, allo stadio maturo, che vanno ad alimentare il sistema temporalesco che l’ha generata, visto che le cumulogenesi, non trovando alcun ostacolo davanti, possono aspirare e rifornire il temporale di masse d’aria molto calde e umide (ottimo carburante per la convenzione), rendendolo più duratura e intenso. Guardando le immagini satellitari è ben identificabile da una estesa linea bianca che tende a muoversi verso la parte centrale, più attiva del sistema temporalesco. Alle volte la “flanking line” può essere estesa per oltre 40-50 chilometri, specie quando va ad alimentare un sistema temporalesco a mesoscala allo stadio giovanile.
Purtroppo molti di questi sistemi convettivi sono i principali responsabili delle intense fasi di maltempo e degli eventi alluvionali che negli ultimi anni hanno flagellato varie aree del nostro territorio nazionale e altre regioni del Mediterraneo, ma non solo. Fortunatamente occorre ricordare che non tutti i temporali a “V” risultino cosi distruttivi, seppur accompagnano intensi carichi precipitativi. Ciò dipende principalmente dalla durata delle condizioni di forte “wind shear verticale” che li alimentano e dal venir meno degli equilibri termo-dinamici che mantengono in vita il sistema convettivo a mesoscala. Il venir meno di tali condizioni può indebolire l’ammasso temporalesco, fino a provocarne una sua disintegrazione.