Il patrimonio naturale d’Italia si svela a tutti grazie alla quarta edizione della Settimana del Pianeta Terra, il festival nazionale di divulgazione scientifica patrocinato da Ispra che si svolgerà dal 16 al 23 ottobre 2016.
Numerosi appuntamenti scientifici declinati anche tra storia ed enogastronomia, per un totale di313 Geoeventi in 230 località italiane che vedranno impegnati circa 800 tra ricercatori e divulgatori scientifici e oltre 200 enti partecipanti: 50 associazioni, 47 Comuni, 40 musei, 19 Università, 20 parchi, 10 Ordini Professionali Nazionali o Regionali, 7 Regioni, 2 Arpa. A questi si aggiungono il CNR con 5 Istituti, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’ISPRA – Servizio Geologico d’Italia, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste (OGS), l’ANISN – Associazione Nazionale Insegnanti Scienze Naturali e la Conferenza Nazionale dei Presidenti e dei Direttori delle Strutture Universitarie di Scienze e Tecnologie. Le Marche si classificano al primo posto in quanto Regione con il più alto numero di Geoeventi (31), seguite da Sardegna (30), Sicilia (28) e Toscana (26). Tra le attività più proposte per la Settimana del Pianeta Terra ci sono le escursioni, 147 in tutta Italia; non mancano le conferenze (97) e le attività dedicate espressamente ai bambini (40).
“Vogliamo far scoprire il fascino delle Geoscienze al più alto numero di persone”, spiega Silvio Seno, professore ordinario di Geologia strutturale presso l’Università degli Studi di Pavia e co-responsabile della Settimana del Pianeta Terra. “Crediamo nella divulgazione scientifica seria, fatta anche attraverso il gioco e la scoperta, per mostrare quanto sia importante ciò su cui poggiamo i piedi, la Terra, conoscerne il passato per comprendere il presente e predisporci al futuro. Nel corso delle edizioni la Settimana del Pianeta Terra ha avuto una crescita esponenziale: all’ultima hanno partecipato circa 80 mila persone e quest’anno ne aspettiamo almeno 100.000”.
Le miniere d’uranio in Sardegna
Nell’area di Arcu su Linnarbu, nei pressi di Capoterra (CA) è presente un interessante giacimento di minerali d’uranio, studiato nella prima metà degli anni Settanta ed oggi “paradiso” per i cercatori di minerali, che negli anni vi hanno individuato decine di specie mineralogiche, anche molto rare.
Sarà così possibile conoscere da vicino una storia mineraria, diversa da quella del carbone, ancora poco conosciuta di un minerale particolarissimo e dalla storia affascinante.
Corsa all’oro in Valle d’Aosta
Con la Settimana del Pianeta Terra tutti potranno vestire, anche solo per un giorno, i panni dei pionieri e partecipare alla corsa all’oro: a Brusson, in Val d’Ayas, sarà possibile visitare una miniera lunga oltre 1500 metri e attiva fino all’inizio del ‘900, i cui giacimenti pare fossero sfruttati già all’epoca dei Salassi, antica popolazione di origine celtica che fondò la città di Ivrea prima di essere sconfitta dai Romani.
Vulcani di-vini
Ricchezza dei suoli vulcanici e buon vino: la Settimana del Pianeta Terra svelerà questo legame strettissimo con numerosi Geoventi. Nel Lazio, in particolare, si svolgeranno “Il vulcano laziale racconta: un vulcano di-vino!” nel Parco Regionale dei Castelli Romani e “I vini del tufo e dell’argilla” nell’affascinante Civita di Bagnoregio. Entrambe le iniziative metteranno al centro i pregi geologici ed enologici dei territori analizzandone la storia e l’evoluzione in relazione alla loro cultura vitivinicola.
“Moltissimi eventi hanno una declinazione particolare, interattiva”, aggiunge Rodolfo Coccioni, professore ordinario di Paleontologia all’Università di Urbino e co-responsabile della Settimana del Pianeta Terra. “Perchè le Geoscienze sono strettamente connesse alla nostra tradizione enogastronomica e storica”.
Al via il crowfunding su universitiamo.eu
In occasione del lancio della Settimana del Pianeta Terra parte anche la campagna di crowdfunding a favore della manifestazione che servirà a raccogliere i fondi per supportare l’organizzazione di Geoeventi anche in futuro e contribuire alla divulgazione scientifica in Italia. A partire dal 10 ottobre si può infatti donare attraverso universitiamo.eu, unica piattaforma universitaria di crowdfunding, realizzata dall’Università di Pavia.