“Questo non è che l’inizio. L’ammartaggio di Schiaparelli infatti è solo una missione dimostrativa delle nostre capacità tecniche e apre la strada a quella più importante prevista per il 2020“, quando “per la prima volta in Europa proveremo a far ammartare un rover sul suolo marziano per cercare tracce di vita presente o passata“: queste le parole di Daniele Teti, ingegnere aerospaziale dell’Esa e tecnico dei sottosistemi meccanici dell’orbiter Tgo (Trace Gas Orbiter) e del lander Schiaparelli, in una intervista rilasciata al Messaggero. “E’ stata una sfida quotidiana con un elevato livello di incertezza. Dal punto di vista tecnico ogni step è stato critico. Eravamo pienamente consapevoli che stavamo facendo qualcosa di eccezionale e, proprio per questo, non c’è stato permesso di fare alcun errore. Nulla infatti è stato lasciato al caso. Le variabili in gioco sono tante. Queste macchine sono totalmente autonome, cioè funzionano sulla base del lavoro che è stato fatto prima di dare il via alla missione. Quindi, il nostro sforzo è stato quello di cercare di prevedere tutto ciò che poteva andare storto e correggerlo. Ora infatti possiamo modificare in parte il software, ma solo entro certi limiti. Inoltre, la difficoltà non è stata solo tecnica, ma anche psicologica. È stato difficile non mollare mai, neanche nei momenti peggiori“. “L’Italia ha contribuito in grandissima parte. La responsabilità principale della tecnologia è infatti di Thales Alenia Space di Torino. La nostra industria ha giocato quindi un ruolo chiave“.