Anche in Italia, i festeggiamenti di Halloween non mancano ed ognuno di essi si caratterizza per specifici connotati. In Friuli Venezia Giulia, in particolare nella cittadina di Ampezzo, in provincia di Udine, ogni anno si rinnova la celebrazione dell’antico Capodanno celtico e la credenza che il 31 ottobre tornino sulla terra i defunti accompagnati da elfi e folletti per visitare i luoghi in cui avevano vissuto.
Nel dialetto locale “Muras” significa “zucca”: questo ortaggio viene scavato, intagliato e collocato tra i vialetti. I cortili del centro storico vengono illuminati dalle lanterne e si effettuano meravigliosi spettacoli tra giocolieri e mangiafuoco, tra musica e divertimento in un’atmosfera surreale. In Lombardia, a Boffetto di Piateda, si racconta che a mezzanotte in punto i morti escano dal cimitero, dirigendosi in processione, con una candela in mano, verso la chiesa del paese.Prima di rientrare nel cimitero si trattengono qualche minuto nelle loro case… per questo sul tavolo della cucina vengono lasciate delle castagne.
In Puglia, a Massafra, gli anziani raccontano che il 31 ottobre i morti, di notte, escono in processione dal cimitero, percorrendo le vie del paese vecchio con il dito acceso a mò di candela. A Orsara di Puglia, invece, la notte tra il 1 e il 2 novembre si celebra la notte dei fucacost, “fuoco fianco a fianco”: davanti ad ogni casa vengono accesi dei falò per illuminare la strada di casa alle anime del Purgatorio che in quella notte tornano a far visita ai vivi, cucinando sulla brace dei falò della carne da offrire ai passanti. Nella giornata dell’1, nella piazza principale si svolge la tradizionale gara delle zucche decorate, definite “cocce priatorje”, le teste del Purgatorio, ossia le anime del Purgatorio.
In Calabria, a Serra San Bruno vige la tradizione del “coccalu di muorto”: i ragazzini, dopo aver tagliato e modellato le zucche, bussano agli usci delle case o fermano la gente per strada, tenendo in mano le loro creazioni intagliate, dicendo: “Mi lu pagati lu coccalu?” ( Me lo pagate il teschio?). In Sardegna questa tradizione, a seconda delle zone, è conosciuta come Is Animeddas, Su Candeleri, Su Mortu mortu, Sas Animas, Su Peti cocone, su Progadoriu o Is Panixeddas. Anch’essa prevede di andare per le case a chiedere di fare del bene per le anime dei morti. I bimbi, bussando alle porte, si presentano come “Sos chi toccana” (“Quelli che bussano”).
In Sicilia, invece, è rimasta in vita una tradizione del tutto caratteristica, nominata la Fiera dei Morti, la quale prevede che tutti i bambini ricevano dei doni durante la mattinata del 2 Novembre, solitamente acquistati dai genitori la notte del giorno prima tra i mercatini rionali allestiti nelle piazze cittadine. I piccoli siciliani vengono così svegliati alle prime luci dell’alba con lo scopo di cercare il regalo nascosto dopo aver recitato dei versi tipici di questa usanza: “Armi santi, armi santi/ io sugnu unu e vuatri tanti/ Mentri sugnu ‘ni stu munnu di guai/ cosi ri morti mittiminni assai“. Inoltre sull’isola è diffusa la credenza che durante la celebrazione della Messa dei Morti vengano condannate le anime di quei preti che ingannarono i fedeli per avidità, richiedendo offerte senza poi effettuare le liturgie. Tali anime devono quindi celebrare le “Misse Scurdate” fino a soddisfare il proprio obbligo, ascoltate dalle anime di quei fedeli che per negligenza non parteciparono alle celebrazioni da vivi.