I resti dell’uragano “Nicole” si trasformano in un profondo ciclone extratropicale che sferza Groenlandia e Islanda

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Come da previsione i resti dell’ormai ex uragano “Nicole” hanno raggiunto l’Atlantico nord-occidentale, avvicinandosi sempre più alle coste meridionali della Groenlandia. Qui la tempesta, una volta agganciata dalle “westerlies” in uscita dal nord America, ha perso tutte le sue caratteristiche tropicali, evolvendosi molto rapidamente in un profondo ciclone dalle caratteristiche extratropicali, dotato di un proprio sistema frontale nei bassi strati e di due consistenti avvezioni, una calda e una fredda, che ne determinano lo status “baroclino”. Ma l’elemento più interessante riguarda l’ampia saccatura di origine artica, scivolata direttamente dall’Artico canadese, che ha letteralmente “ingoiato” la circolazione tropicale, definendo il suo passaggio a ciclone dalle caratteristiche extratropicali. L’aria molto fredda che scivola dal settore più orientale dell’Arcipelago Artico canadese, presente all’interno di questa ampia saccatura, specialmente in quota, ha avvolto quasi interamente la struttura depressionaria facente capo ai resti dell’ex uragano “Nicole”, favorendone una sua rapida evoluzione in un profondo ciclone extratropicale, quindi non più alimentato dal calore latente fornito dalla superficie marina (il motore dei cicloni tropicali), ma dalle pure dinamiche atmosferiche (“Jet Streak”, “baroclinicità”). Ciò ha fatto in modo che la circolazione ciclonica, venendo alimentata lungo il suo bordo occidentale dallo scivolamento di un blocco di aria piuttosto fredda, di tipo polare marittima, si sia approfondita, spingendosi con il proprio profondo minimo barico nel tratto di oceano antistante le coste sud-orientali della Groenlandia, poco a sud dello Stretto di Danimarca.

at201615_satNonostante la sua evoluzione in ciclone extratropicale, date le sue origini, essa continua a conservare alcune caratteristiche dei cicloni tropicali. Su tutti l’intenso “gradiente barico orizzontale”, ulteriormente esaltato dal progressivo scivolamento dallo Stretto di Davis di aria sempre più fredda, densa e pesante, pronta a causare un repentino incremento della pressione barometrica nell’area ad ovest della depressione, originando possenti tempeste di vento che già in queste ore stanno sferzando l’intero Atlantico nord-occidentale, fino ad interessare le coste della Groenlandia meridionale e lo Stretto di Danimarca, dove irromperanno impetuosi venti da NE, N-NE e Nord con raffiche che potranno superare picchi di oltre 100-120 km/h.

Le tempeste lasciate in eredità dai resti dell'ex uragano "Nicole"
Le tempeste lasciate in eredità dai resti dell’ex uragano “Nicole”

Mentre sul bordo meridionale della profonda depressione extratropicale sono attivi fortissimi venti dai quadranti occidentali che stanno rendendo grosso, a tratti anche molto grosso, un ampio tratto dell’Atlantico settentrionale, dal settore più orientale del mar del Labrador fino al tratto di oceano a sud dell’Islanda. Osservando la disposizione del “gradiente barico” nei bassi strati le tempeste più violente, da S-SO, SO e O-SO, nelle prossime ore dovrebbero investire il tratto di oceano ad ovest dell’Islanda, lì dove andranno a posizionarsi i massimi di “gradiente” del profondo ciclone in grado di scatenare venti veramente furiosi che potranno lambire la soglia dei 130-140 km/h nelle raffiche di picco. Forti venti da Sud e S-SO andranno a lambire pure le coste più occidentali dell’Islanda, dove si attendo venti di burrasca forte, con possibili rinforzi fino a tempesta.

10-16-nicole-satellite-10-amjpg-055aecdd9510abd4Questi venti così intensi, estesi su un ampio tratto di oceano, saranno capaci di sollevare un imponente moto ondoso, con la formazione di onde di “mare vivo” alte anche più di 8-9 metri a largo delle coste meridionali groenlandesi. Ma oltre ai forti venti e alle grandi onde questa circolazione depressionaria sarà in grado di causare intensi “blizzards” sulle coste della Groenlandia sud-orientale, con nevicate, a tratti anche intense, accompagnate da forti raffiche di vento, pronte a determinare brusche riduzioni della visibilità orizzontale. Del resto l’enorme quantitativo di umidità ereditato dall’ex uragano potrebbe contribuire a generare precipitazioni anche piuttosto intense fra le coste della Groenlandia orientale e l’Islanda, che assumeranno prevalente carattere nevoso fino a bassissima quota.

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