Sembrano presentarsi secondo uno schema periodico e quando lo fanno creano non pochi problemi ai rover che ne percorrono le lande desolate. Stiamo parlando delle tempeste di polvere che investono Marte e che sono al centro dell’attenzione degli studiosi, in quanto le sue condizioni atmosferiche costituiscono un fattore di grande rilievo nel progetto di future missioni umane. I ricercatori, infatti, stanno cercando di individuare le peculiarità stagionali del clima marziano per poter effettuare ‘previsioni meteo’ più a lungo termine.
L’interesse della comunità scientifica è ora rivolto ad una‘perturbazione’ che dovrebbe coinvolgere il Pianeta Rosso nei prossimi mesi, dato che il 29 ottobre 2016 il corpo celeste si troverà a metà della stagione in cui, in passato, si sono verificati questi episodi.
Il fenomeno – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – si manifesta di frequente, soprattutto durante la primavera e l’estate marziane quando il pianeta si trova più vicino al Sole. Queste bufere nascono talvolta come fenomeni localizzati, che successivamente crescono o si uniscono fino ad assumere dimensioni regionali. In alcuni casi, addirittura, sollevano una coltre di polvere che circonda Marte e ne oscura la superficie, come si può vedere nella foto in alto, dove il pianeta è colto nel 2001 in una situazione di normalità (a sinistra) e durante una tempesta di polvere (a destra).
Quando queste turbolenze assumono scala globale possono causare difficoltà alle missioni di esplorazione del pianeta, come è avvenuto nel 2007. All’epoca, i rover Spirit e Opportunity della NASA ebbero problemi di alimentazione energetica e di comunicazione con le stazioni di terra, rimanendo completamente isolati durante il clou del fortunale. Non era andata meglio, nel1971, a Mariner 9 della NASA: la prima sonda ad orbitare intorno a Marte fu accolta da una tempesta di dimensioni globali.
E se questi capricci del ‘meteo marziano’ hanno avuto un impatto negativo su sonde e rover, un domani potrebbero essere pericolosi per la salute dei residenti sul Pianeta Rosso e incidere negativamente sulla disponibilità di energia solare.
Dal 1924 in poi, in base alle osservazioni effettuate, Marte è stato interessato da tempeste globali per nove volte, l’ultima delle quali risale appunto al 2007. Gli esperti, però, ritengono che le tempeste siano state di più e che non tutte siano state rilevate, perché, ad esempio, in alcuni periodi il pianeta non è stato tenuto sotto controllo da sonde.
Secondo James Shirley, il planetologo del Jet Propulsion Laboratory della NASA che sta seguendo l’attuale evolversi del‘meteo marziano’, la periodicità delle tempeste sarebbe connessa al movimento orbitale di Marte. In un suo articolo, pubblicato sulla rivista Icarus nel 2015, l’esperto ipotizzava che gli altri pianeti influenzino la quantità di moto di Marte mentre percorre la sua orbita e che le tempeste globali di polvere tendenzialmente si presentino quando tale quantità cresce, durante la prima parte della ‘stagione delle tempeste’. Nessuna turbolenza, invece, risulta scoppiata quando la quantità di moto si trovava in una fase di decrescita.
Il Pianeta Rosso, al momento, si trova in una condizione atmosferica simile a quelle in cui, in passato, si sono scatenate le tempeste globali (immagine sopra a destra). Nei prossimi mesi, quindi, Marte sarà più che mai sotto la lente degli studiosi per verificare se le ‘previsioni del tempo’ secondo l’ipotesi di Shirley sono attendibili.