Nuova era per il clima, Wwf: “Per salvare gli esseri umani rispondere con l’età del sole”

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L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha confermato che siamo entrati in una “nuova era per il clima”, con dati allarmanti sia sulla concentrazione di CO2 che sulle temperature. “La ‘nuova era per il clima’ avrà sicuramente impatti molto importanti e potrebbe cambiare profondamente la geopolitica e la vita sul Pianeta –ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia-  Siamo ancora in tempo per ‘decidere’ se questi cambiamenti potranno essere metabolizzabili dagli ecosistemi e dalla civilizzazione umana o no. I record non si contano più, 3 anni di seguito (incluso quello in corso) saranno i più caldi mai registrati, la concentrazione di CO2 in atmosfera è stabilmente sulle 400 parti per milione, una concentrazione molto più alta di quella registrata da milioni di anni. Mese per mese i record si susseguono, destando enorme preoccupazione nella comunità scientifica. La politica non può fingere di occuparsene: se ne deve occupare davvero. Il 4 novembre entrerà in vigore l’Accordo di Parigi, vorremmo che per quel giorno tutti fossero pronti non solo a mantenere le proprie, inadeguate promesse,  ma a incrementare esponenzialmente gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Questo vuol dire dare l’avvio a un vero e proprio new deal, perché cominci l’Età del Sole eliminando i combustibili fossili e puntando tutto sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Rispondere alla grande minaccia del cambiamento climatico creando, insieme, nuove opportunità è l’unica strada percorribile: ci auguriamo che questa sfida venga colta da tutti, comunità, Paesi, Governi e mondo dell’economia”.

Il 3 novembre, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi e della COP22 di Marrakech, il WWF renderà noto un report sulle politiche nazionali necessarie per uscire dal primo combustibile fossili di cui possiamo fare a meno, il carbone: un Paese che non ha bisogno di questa fonte fossile, come il nostro, può diventare leader della transizione, tanto più  oggi che persino la Cina ha deciso di rinunciare ad alcune delle centrali a carbone già in costruzione.

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