Ci sono anche cervelli italiani, e trentini in particolare, nello studio mondiale appena pubblicato dalla prestigiosa rivista Science: si tratta di un’importante ricerca scientifica intitolata ”Relazione positiva tra produttività e biodiversità nelle foreste a livello globale” riguardante oltre 777 mila aree boschive della terra, anche del Trentino. Una ricerca che ha prodotto risultati notevoli perché che la biodiversità garantisse il benessere e la stabilità delle foreste già si sapeva, ma che incidesse però sulla produzione legnosa è una scoperta emersa proprio dallo studio in questione. Infatti il team di studiosi provenienti da 90 istituzioni di tutto il mondo, tra cui Fondazione Edmund Mach e Muse (Museo della Scienza di Trento), utilizzando dati provenienti da oltre 777 mila aree boschive di 44 Paesi, in Italia, in Trentino e nel Friuli Venezia Giulia, ha scoperto un consistente effetto positivo a livello globale della biodiversità sulla produttività delle foreste. Più specie di piante sono presenti in un bosco, dunque maggiore è la sua produttività di legname. Che ora, per la prima volta, viene quantificata. Perdere la biodiversità vorrebbe dire perdere, a livello mondiale, qualcosa come un valore in dollari annuale che va da 166 a 490 miliardi, ossia più del doppio del costo totale che sarebbe necessario sostenere se dovessimo conservare tutti gli ecosistemi terrestri su scala globale. Un risultato che evidenzia la necessità di rivalutare l’importanza della biodiversità anche dal punto di vista economico, così come delle strategie di gestione forestale e delle priorità di conservazione. Per la Fondazione Mach hanno collaborato allo studio i ricercatori Damiano Gianelle e Lorenzo Frizzera del Centro Ricerca e Innovazione che hanno fornito i dati di 933 aree di rilievo provinciale e contribuito nella elaborazione dei dati a livello globale. Nelle aree di studio è inclusa infatti tutta la superficie forestale trentina che ammonta a 344.262 ettari, pari al 55 % del territorio complessivo. Per il Muse ha collaborato Francesco Rovero, responsabile della Sezione di Biodiversità Tropicale, che ha fornito i dati raccolti nelle aree campione dei Monti Udzungwa in Tanzania (6 aree di un ettaro ciascuna), che fanno parte della rete pan-tropicale Team (Tropical Ecology, Assessment and Monitoring). A livello mondiale la biodiversità sta lentamente riducendosi, soprattutto nei paesi tropicali dove, tra l’altro, l’utilizzo del legno della foreste costituisce un importante fonte di sostegno economico. La ricerca segna il primo importante risultato del team, formalmente conosciuto come Global Forest Biodiversity Initiative (Gfbi). Fondata nel 2016, la Gfbi è un’organizzazione internazionale, interdisciplinare, di ricerca collaborativa che mira a una migliore comprensione su larga scala dei modelli e processi associati a quattro miliardi di ettari forestali presenti nel pianeta. In tale organizzazione è presente Damiano Gianelle di Fem e Francesco Rovero del Muse.