Tutti ora hanno iniziato a conoscere e apprezzare questo antico bulbo, promosso e condiviso in migliaia di esemplari un tutta Italia anche attraverso il canale gastronomico con le ricette settimanali che Marco Damele di R&B Agricoltura sostiene per sensibilizzare l’importanza che le antiche varietà e una concreta tutela della biodiversità rappresentano per l’uomo.
“In questi ultimi mesi – spiega Damele – grazie alla collaborazione con istituti di ricerca russi si è cercato di dare un volto e un’origine alla cipolla egiziana ligure per evitare confusione e favorire invece un’approccio reale sul mondo botanico e storico dell’ortaggio. Possiamo quindi tranquillamente affermare che l’Allium cepa viviparum, volgarmente chiamata cipolla egiziana ligure non ha un’origine egiziana; sappiamo bene che la civiltà egizia adorava le cipolle, ma non il bulbo in questione, anzi non ne conosceva certamente la sua esistenza.
Tutte le cipolle provengono dall’Asia centrale, dall’Asia occidentale e dal subcontinente indiano, dunque anche la nostra cipolla egiziana ligure. Raramente i nomi che l’uomo ha dato alle piante rappresentano il luogo di origine, più spesso descrivono le particolarità alimentari, il luogo di coltivazione o di passaggio, indicando un qualcosa diverso da altre piante. Poiché questa cipolla è definita anche cipolla che “cammina”, i nomi attribuiti dall’uomo, rappresentano i suoi tentativi di ricreare i viaggi da lei fatti. Sappiamo con sicurezza che il bulbo in questione geneticamente nasce dall’incorcio tra l’Allium cepa e l’Allium fistulosum ed e’ un ibrido sterile relativamente recente (ibrido che non produce semi ma propaguli vegetativi primaverili).
Quando è arrivata quindi in Europa? probabilmente è corretto parlare di più ‘importazioni’: è stata introdotta circa tre secoli fa, prima ancora dai popoli che viaggiavano e commercializzavano (come gli zingari, da qui molto probabilmente ha preso l’appellativo ” egiziana”, nome dato alle popolazioni che la trasportavano), e nel frattempo lei ha “camminato” anche da sola grazie alla sua capacita di adattamento alle condizioni ambientali (sappiamo che resiste anche a temperature vicine ai -50 °C) Non si tratta quindi di un unico intervento, ma di diversi passaggi che hanno favorito il suo arrivo in tutto il mondo.
Anche se il nome “egiziana” non corrisponde assolutamente alla civiltà egizia, il fascino del mistero che da anni aleggia sulla pianta, ha favorito di sicuro la sua diffusione e circolazione tra i popoli facendola arrivare intatta fino ad oggi.”