Rifuti: contro lo spreco l’economia circolare

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A fronte della scarsità delle risorse, della pressione esercitata dall’uomo sull’ambiente e del cambiamento climatico, l’Europa intende fare un passo avanti. Non si parla più solo di ciclo dei RIFIUTI, ma di economia circolare. L’espressione descrive un sistema economico che, idealmente, sia in grado di rigenerarsi da solo. Tanto produce, tanto consuma. Lo spreco è minimizzato, se non bandito. A questo fine è necessario ovviamente intervenire su ciascun livello del processo di ideazione, produzione e consumo dei beni prodotti, al tempo stesso assicurando che i residui e gli scarti (i RIFIUTI) siano reimmessi nel ciclo economico. Si tratta di un obiettivo importante e di un cambio di paradigma necessario: le risorse naturali del pianeta sono limitate e cresce la competizione per utilizzarle. In questo senso, è corretto che il primo obiettivo di un sistema ad economia circolare sia il reimpiego e il riciclo dei materiali chiudendo il ciclo dei RIFIUTI.

Tuttavia, bisogna tenere in conto la sostenibilità complessiva del sistema, sia in senso ambientale che economico. Il riciclo dei materiali infatti incontra limiti tecnici ed economici. In primo luogo, tutti i materiali possono essere reimmessi nel ciclo produttivo solo un numero limitato di volte. Questo a causa del naturale deperimento delle caratteristiche dei singoli materiali dopo ogni processo di lavorazione. Inoltre, è necessario che le imprese che si occupano della raccolta e delle selezione, nonché di quelle che acquistano le materie prime secondarie per le loro produzioni, lavorino a condizioni di mercato. In parole povere le aziende devono essere messe in grado ed essere capaci di generare profitti (sostenibilità economica), operando in regime di concorrenza. Non sempre questo è il caso e ci sono dei meccanismi di distorsione del mercato che hanno effetti negativi. In Italia, ad esempio, le filiere delle materie prime secondarie – gli imballaggi – sono in parte gestite da un sistema di consorzi obbligatori il cui ruolo, fra luci e ombre, suscita delle perplessità.

Se la bestia nera dell’economia circolare sono le discariche, destinate ad essere ridotte al minimo, la termovalorizzazione è invece una componente importante dell’economia circolare. Noto come WtE – waste to energy – il recupero energetico dai RIFIUTI permette di chiudere il ciclo dei RIFIUTI nella direzione asupicata dei sistemi di economia circolare e contribuisce al raggiungimento degli obiettivi sul clima con la riduzione delle emissioni di CO2. Il WtE, come vedremo, ha trovato ampia diffusione soprattutto nei paesi del nord Europa.

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