Salute: cuore sicuro ai Musei Vaticani, 18 defibrillatori per i visitatori

MeteoWeb

Questi musei non custodiscono solo splendide opere d’arte, ma anche il cuore e la vita delle persone“. Così Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, ha aperto la presentazione del nuovo piano di cardio-protezione nei Musei Vaticani. Per tutelare la sicurezza dei turisti sono state installate ben 18 postazioni con defibrillatori automatici esterni, posizionate lungo il percorso di visita, tenendo conto delle caratteristiche specifiche delle varie aree e dei momenti di maggiore affluenza. 

Ogni anni 6 milioni di persone visitano i Musei Vaticani. Il progetto “Custodiamo il tuo cuore” nasce dall’esigenza di salvaguardare la vita dei turisti che affollano la struttura. Oltre 300 custodi, tra Musei Vaticani e Ville pontificie, sono stati istruiti, seguendo corsi di formazione, per far fronte alle prime esigenze connesse ad un evento di arresto cardiaco.

Il progetto è stato realizzato dalla direzione dei Musei della Santa Sede e dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù, ed è stato promosso dal governatorato dello Stato della Città del Vaticano nella sua direzione di Sanità e Igiene e sotto l’egida scientifica del centro di formazione dell’American Heart Association. “Oggi non inauguriamo solo una cosa bella da dire e da vedere, ma uno strumento concreto di grande utilità“, ha spiegato Enoc.

In caso di arresto cardiaco la tempestività d’intervento diventa fondamentale per la sopravvivenza. Grazie a queste procedure di rianimazione si può intervenire in pochi secondi, riducendo al minimo il rischio di morte e i danni collaterali in attesa dell’arrivo dell’ambulanza o di un supporto avanzato delle funzioni vitali, hanno spiegato gli esperti nel corso della presentazione del progetto. La probabilità di sopravvivenza diminuisce infatti del 6-10% per ogni minuto che passa, arrivando a percentuali prossime allo zero dopo 10 minuti.

In caso di necessità, il piano di cardio-protezione prevede l’intervento immediato del custode più vicino all’evento critico, che pratica la prima rianimazione e attiva la catena di sopravvivenza allertando i colleghi con una radiotrasmittente. I colleghi recuperano il defibrillatore e lo utilizzano sul posto, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza e di un team di rianimazione avanzato. (AdnKronos)

Condividi