Il Tribunale Costituzionale spagnolo ha annullato oggi la legge regionale della Catalogna che proibiva le corride di tori in questa regione. La legge regionale, in vigore da cinque anni, aveva fatto sparire dalla Comunità Autonoma di Catalogna gli spettacoli di tauromachia con uccisione del toro, anche se restavano in uso altre feste con maltrattamento ed uccisione di animali.
La motivazione di questa sentenza, che sta facendo scalpore in Spagna perché inserisce un ulteriore elemento di conflitto fra stato centrale e indipendentisti catalani, è che la Catalogna non può proibire uno spettacolo di tauromachia, perché questo è stato dichiarato “patrimonio culturale dello Stato”. L’inserimento della tauromachia come “patrimonio culturale immateriale” venne fatto dal governo conservatore di Mariano Rajoy nel 2013. la catalogna quindi, anche se è libera di regolare gli spettacoli con animali, non può annullare questo particolare di feste, nelle quali i tori sono protagonisti.
In Spagna il dibattito sull’utilizzo di tori negli spettacoli, specialmente nelle “corridas” ma anche in feste tradizionali locali come “los encierros”, si è acceso in maniera particolare negli ultimi dieci anni. Politicamente a favore delle corridas, come elemento di tradizione, si sono schierate sempre le destre, in primo luogo lo storico partito conservatore Partido Popular. Localmente però, anche l’altro partito storico, il Partito Socialista, ha appoggiato questo tipo di spettacoli. Contro questi eventi si schierano invece le sinistre, ed in maniera particolarmente attiva i movimenti ambientalisti ed animalisti. Alle ultime elezioni – nel giugno 2016 – il Partito Animalista spagnolo ha ricevuto un boom di voti proprio per il suo impegno nella eliminazione di questi spettacoli in Spagna. A parte questa divisione politica, con tutte le sfumature del caso, resta poi maggioritaria la schiera di chi semplicemente non è più interessato a questo tipo di spettacoli, fino agli anni ’60 un fenomeno di massa nel paese iberico.