Ha superato le 15.000 unità il computo dei Near-Earth Objects (NEOs) scoperti dagli scienziati. Erano circa 10.000 solo tre anni fa, segno che la lista s’infoltisce rapidamente.
Ne dà notizia l’ESA, che sta catalogando questi fossili, risalenti agli albori del Sistema solare, che nel loro peregrinare celeste si spingono a meno di un terzo della distanza Terra-Sole. Secondo il NEO Coordination Centre dell’ESA, 571 di loro si trovano in una speciale “European Risk List”. Hanno, cioè, una probabilità diversa da zero, anche se molto bassa, d’impattare con la Terra.
“La velocità con cui si scoprono nuovi NEOs è cresciuta molto negli ultimi anni, raggiungendo una media di circa 30 nuovi oggetti a settimana”, sottolinea Ettore Perozzi, manager del NEO Coordination Centre dell’ESA.
I NEOs, di dimensioni che vanno da pochi metri a decine di chilometri, sono una piccola parte di un’ampia popolazione di più di 700.000 asteroidi noti nel Sistema solare.
“Secondo le nostre stime – aggiunge Perozzi -, il 90% dei NEOs più grandi di 1 chilometro è già stato scoperto. Ma, nonostante i successi degli ultimi anni, abbiamo individuato solo il 10% degli oggetti grandi 100 m, e meno dell’1% di quelli di 40 m”. Per fare un esempio, il bolide che il 15 febbraio 2013 ha incendiato i cieli di Chelyabinsk, in Russia, si stima fosse grande una quindicina di metri.
Nel mondo – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – sono due i progetti principali che danno la caccia ai NEOs, entrambi negli USA: il Catalina Sky Survey, in Arizona, e il Pan-STARRS project, alle Hawaii. A partire dall’1 gennaio 2009 anche l’Europa si è unita agli sforzi della comunità internazionale, con il programma dedicato alla sicurezza spaziale: Space Situational Awareness (SSA).
L’ESA sta, inoltre, sviluppando nell’ambito di SSA un telescopio a grande campo per scrutare il cielo notturno a caccia di asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra. Si chiamerà “FLY-EYE Telescope” e sarà, come dice il nome stesso, un telescopio composito “a occhio di mosca” con sedici lenti. Ogni immagine catturata dal telescopio sarà composta da 16 scatti minori, uniti insieme come tessere di un mosaico. Ognuna delle sedici lenti del telescopio osserverà, infatti, una piccola porzione del campo visivo. Proprio come fanno le mosche. Il FLY-EYE Telescope sarà realizzato da un consorzio a guida italiana, ed entrerà in funzione nel 2018.
Gli asteroidi, però, non sono solo una potenziale minaccia per la Terra, ma anche una preziosa risorsa, ad esempio di minerali. Per questo, la NASA ha lanciato lo scorso 8 settembre 2016 una missione su uno di questi sassi spaziali. Si chiama Osiris-Rex. L’obiettivo è raggiungere l’asteroide Bennu, per raccogliere un campione da riportare sulla Terra.