“Il monitoraggio del rischio sismico deve essere multiparametrico, cioe’ deve prendere in considerazione piu’ elementi come le variazioni della faglia, la sismicita’, il monitoraggio geodetico ed ogni tipo di segnale che la terra ci da‘”. Cosi’ Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di Geologia e Vulcanologia, ha aperto a Sulmona (L’Aquila) i lavori di un convegno sulla cultura della prevenzione, in vista anche di un progetto Ingv e Comune di Sulmona per un monitoraggio costante del rischio sismico in Valla Peligna. “Per fare questo – ha aggiunto Doglioni – occorrono stazioni Gps, sismografi e rivelatori geochimici per misurare le variazioni delle quantita’ di gas, delle profondita’ e le variazioni chimiche e delle temperature. A tale scopo saranno utilizzati tutti i pozzi esistenti e disponibili individuati in Valle Peligna attraverso un apposito censimento di quelli utilizzabili“. In merito alle faglie geologiche del Monte Morrone e della catena della Maiella (Abruzzo) il presidente dell’Ingv, ha spiegato come “più che le faglie sono da monitorare i volumi della crosta terrestre poiche’ a volte si attiva una faglia, altre volte un’altra. Le energie, infatti, sono provocate dai volumi e non dalle faglie. La Valle Peligna, poi, e’ una zona ad elevata pericolosita’ sismica ed in relazione alla notevole vulnerabilita’ degli edifici storici e all’alta densita’ di popolazione e’ chiaro che il rischio diventa ancora piu’ alto. Considerazione che porta a porre l’area Peligna sotto la massima vigilanza“.