‘‘Non c’è rimasto assolutamente nulla. Abbiamo urgentemente bisogno di acqua per i nostri animali, e di un recinto elettrificato per proteggerli dai lupi, ma alimentato a pannelli solari perché non c’è corrente”. Così, all’Adnkronos, Valentina Fausti, giovane imprenditrice di Norcia, lancia il suo disperato appello. Nel 2013 ha raccolto il testimone del padre subentrando nell’azienda di famiglia, quella che qui a Norcia produce un prosciutto unico al mondo, finito anche sulla tavola della Casa Bianca ricevendo i complimenti di Michelle Obama. Ma oggi Valentina Fausti, 22 anni, la sua azienda agricola, i suini allevati allo stato brado in maniera completamente naturale, i laboratori in cui le carni vengono lavorate e trasformate senza nessun ricorso alla chimica, i prodotti pregiati, sono stati messi in ginocchio dal TERREMOTO.
Poco fuori dal centro storico di Norcia, di cui si parla tanto in queste ore, c’è tutta un’area, quella industriale, distrutta dal TERREMOTO con attività compromesse, danneggiate, costrette a chiudere. Quelle che oltre a rappresentare la fonte di reddito di famiglie e lavoratori, realizzano quei prodotti dell’enogastronomia che hanno reso celebre Norcia in tutto il mondo. Tra queste, l’azienda Fausti, che con il suo ‘Maiale brado di Norcia’, allevato libero nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, si è aggiudicata innumerevoli premi e riconoscimenti: ha vinto le Olimpiadi del Gusto di Londra nel 2012, ricevuto il Premio Good Pig Salute e Benessere, l’Oscar Green 2011, ed è ‘Azienda Etica’.
Cosa ne resta dopo il TERREMOTO? ”Non c’è più niente. La casa e la stalla erano già crollate il 24 agosto. Erano rimasti solo il negozio e il laboratorio ma da ieri non abbiamo più neanche quelli”, spiega Valentina che tra le strutture venute giù e i prodotti persi, calcola danni per circa due milioni di euro. Basta pensare che i suoi prosciutti più pregiati vengono venduti anche a 150 euro al kg. Perso anche tutto il raccolto di cereali stipato nei magazzini del casolare crollato. Restano i 400 suini dell’allevamento sotto Monte Patino, a 4 km da Norcia, ora senza recinzioni né stalle e, soprattutto, senza acqua. Difficile dire quanto potranno resistere alla sete, agli attacchi dei lupi, e senza disperdersi. ”Gli animali sono rimasti senza acqua dopo la scossa del 26 ottobre – spiega l’imprenditrice – così come li nutriamo in maniera naturale, allo stesso modo li abbeveriamo con acqua sorgiva, ma la faglia è passata in mezzo alla sorgente chiudendola”. Lasciare Norcia? Non se ne parla.
‘‘Mi sono sempre dedicata a questo lavoro e non voglio abbandonarlo. Mi ha dato tante soddisfazioni e non voglio mollare adesso che siamo in difficoltà. Non so come, ma supereremo anche questa. Se ce ne andiamo anche noi giovani da Norcia, è finita”. La decisione è stata quindi quella di restare lì, vivere in un container nei pressi dell’allevamento per cercare di guardare a vista gli animali. Ma controllare così 400 animali è un lavoro duro e manca tutto, comprese acqua ed elettricità. ‘‘Avevamo già fatto un appello alla Regione per avere delle capannine per gli animali, ci era stato detto di sì ma non è arrivato niente. Ora dicono che hanno bisogno di tempo, ma di tempo da agosto ne hanno avuto prima che la situazione precipitasse…”, conclude Valentina.