Utilizzare dei ‘mattoni viventi‘ che producono energia grazie a dei batteri per dare un futuro alternativo a Venezia, che a causa di cambiamenti devastanti nel rapporto con il crescente livello della marea, rischia di finire sott’acqua. Questa la visione futuristica del progetto Liar (Living Architecture) che attraverso il “Living Brick” utilizza un’innovativa tecnologia che integra le microbial fuel cells all’interno dei tradizionali materiali per l’architettura come i mattoni e listelle di rivestimento utilizzati per riciclare le acque reflue e produrre energia. Il progetto e’ stato presentato oggi a Venezia da Rachel Armstrong della Newcastle University coordinatrice del progetto e da Davide De Lucrezia, di Explora Biotech, societa’ italiana con sede a Mestre e Roma che ci occupa della parte microbiologica del processo.
“Nel 2008 mentre ci trovavamo alla Biennale d’Arte cominciammo a chiederci se il destino di Venezia non potesse essere cambiato, munito di qualita’ con cui poter attivamente combattere gli elementi, in una lotta per la sopravvivenza simile a quella animale adattandosi a condizioni mutevoli secondo un modello che e’ normalmente associato agli esseri viventi – spiega Armstrong -. Con i living brick ‘mattoni viventi’ stiamo creando dei prototipi che possano essere direttamente adottati e impiegati in una citta’ come Venezia, con la speranza che se ne utilizzino le funzioni aiutandoci a capire come possano incominciare a risolvere i problemi della citta’. Piu’ precisamente, le architetture viventi possono crescere, avere metabolismi e proprieta’ autoriparanti“.