I piani per affrontare un’eventuale emergenza Vesuvio devono tenere conto della consapevolezza dei cittadini, degli abitanti della ‘zona rossa‘, che comprende 25 comuni o frazioni di Comuni, i quali devono conoscere come comportarsi in caso di eruzione o sisma. Ne è convinto Francesco Peduto, presidente del Consiglio Nazionale dei geologi, che chiarisce all’Adnkronos come “il fatto che il Vesuvio attualmente stia dormendo, che non dia segnali di movimento deve essere sfruttato per organizzarsi nel miglior modo possibile e affrontare l’emergenza se si dovesse svegliare“. “Non è la prima volta che lamento che se da un parte c’è un piano studiato della protezione civile nazionale, ben fatto con una previsione di scenario più attendibile, – continua Peduto – dall’altra coloro che dovrebbero mettere in atto tale piano, cioè le protezioni civili locali dei diversi comuni coinvolti, non li studiano ne li provano e ho il timore che non sia in grado di metterli in atto. La base di questi piani deve essere l’informazione e la consapevolezza dei cittadini che devono sapere come comportarsi e uno dei modi per farlo sono le esercitazioni che non credo siano state effettuate“. “Una delle difficoltà da considerare nell’area del Vesuvio è l’alta intensità abitativa, servirebbe un percorso di delocalizzazione di diradamento della densità abitativa – prosegue ancora Peduto – e serve una trasformazione urbanistica delle aree: un progetto che qualche anno fa era stato presentato ma non è stato poi attuato, mentre sarebbe importante anche per dare vie di fuga cercare di diradare le abitazioni“. “Ritengo poi importante che la preparazione per affrontare situazioni di emergenza debba interessare le scuole: anche i ragazzi devono essere pronti – sottolinea Peduto – e per questo credo necessario che l’argomento emergenze debba essere discusso, teoria e pratica, nelle aule scolastiche. I cittadini, tutti, devono essere informati, devono essere consapevoli su come affrontare le situazioni d’emergenza“. “Vorrei ricordare che in Italia dal 20 al 50% delle vittime di eventi sismici sono dovute a comportamenti errati perché non consapevoli di ciò che si deve fare: – conclude Peduto – perché non fare come fanno in Giappone che insegnano come affrontare i terremoti nelle scuole e effettuano periodicamente esercitazioni. Perché non introduciamo educazione ambientale a scuola per far conoscere quali siano i pericoli geofisici o sismici e come affrontarli“.