In un’Italia colpita da una gravissima alluvione, quella del 4 novembre 1966, spuntarono all’improvviso migliaia di giovani e giovanissimi volenterosi, che si recarono nelle aree più colpite per prestare il loro aiuto volontario. Li chiamarono gli Angeli del fango, perché per giorni e settimane spalarono via il fango dalle strade, dai negozi e dalle cantine, e salvarono dalla distruzione migliaia di libri antichi ed opere d’arte. Lavorarono soprattutto a Firenze, città duramente colpita dalla catastrofica alluvione del fiume Arno.
Sono stati il primo esempio del XX secolo, di mobilitazione di massa spontanea da parte di giovani in Italia. Negli anni a seguire nuove ondate di mobilitazione si ripeterono in occasione di catastrofi naturali: ancora oggi, in occasione di disastri – come accaduto per il terremoto de L’Aquila del 2009, l’alluvione alle Cinque Terre del 2011 fino al recente terremoto di Amatrice, migliaia di volontari prestano il loro aiuto. Oggi lo fanno inquadrati in un corpo di Protezione Civile che non potrebbe essere così efficiente se non si basasse su questo prezioso aiuto volontario, il quale si somma con quello dei professionisti.