Papa Francesco aggiornerà il Codice di Diritto Canonico riguardo all’assoluzione del “grave peccato dell’aborto”, fino ad ora riservata al vescovo che poteva dare la facolta’ di assolvere da questo “delitto” (che comporta la scomunica ‘latae sententiae) ad alcuni sacerdoti della propria diocesi. Nell’Anno Santo Straordinario che si e’ concluso ieri, il Pontefice aveva concesso tale facolta’ a tutti i sacerdoti del mondo ed ora nel documento “Misericordia e misera” ha stabilito che si vada avanti cosi’, svuotando in pratica la scomunica, che resta per ora in vigore ma non ha piu’ effetto pratico in quanto basta confessarsi in una qualunque parrocchia perche’ sia tolta.
“Finalmente – spiega don Mauro Leonardi, sacerdote e scrittore – ora l’aborto sara’ un peccato non piu’ grave del delitto di mafia o del peccato di pedofilia. Li’ dove il tuo pentimento incontra Cristo, il viso sara’ senza mediazioni di penitenzieri, vescovi e burocrazia canonica varia: sara’ il volto del prete qualsiasi, magari anche quello del tuo sacerdote”. “Perche’ lei puo’ assolvere Toto’ Riina e non me?”, si era sentito chiedere don Leonardi qualche anno fa da una giovane donna che aveva abortito perche’ pensava che non ce la faceva proprio a sfamare un figlio in piu’: “io – racconta il sacerdote – avevo dovuto spiegarle la lunga trafila che si frapponeva tra la sua richiesta d’assoluzione e quel perdono che la Chiesa mi rendeva possibile dare a chiunque, anche a un capo mafioso pluriomicida, ma non a lei: avremmo dovuto vederci di nuovo, avrei dovuto cercare il vescovo o qualcuno che lo rappresentava, farmi dare l’adeguata penitenza, e quindi assolverla. Accadde che se ne ando’ via prima che finissi di spiegarle”.
Sono situazioni che Jorge Mario Bergoglio aveva toccato anche lui con mano da sacerdote e vescovo in Argentina: “ho incontrato tante donne – ha scritto nel documento che conferiva l’anno scorso provvisoriamente tale facolta’ a tutti i preti – che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che e’ un dramma esistenziale e morale. Cio’ che e’ avvenuto e’ profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verita’ puo’ consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque e’ pentito non puo’ essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre”. “Perche’ nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facolta’ di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto”, spiega dunque nel documento programmatico che indica le linee pastorali del post Giubileo.
“Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare – stabilisce il Pontefice al termine dell’Anno Santo straordinario – viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario”. “Vorrei ribadire con tutte le mie forze – scrive Papa Francesco – che l’aborto e’ un grave peccato, perche’ pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”. “Ogni sacerdote pertanto – esorta il Papa – si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione”. Con questa sua decisione Francesco, commenta la teologa Marinella Perroni, “detta una normativa molto precisa e stabilendo qualcosa di molto preciso. E’ la dimostrazione che tutta la prassi ecclesiale puo’ essere riproposta alla luce di una misericordia ormai acquisita come codice fondamentale del rapporto con Dio e del rapporto con i fratelli”.
Il Papa ha anche confermato nel loro ruolo i 1100 missionari della misericordia che possono assolvere il peccati riservati alla Sede Apostolica e la validita’ e liceita’ delle assoluzioni date dai sacerdoti della Fraternita’ San Pio X, cioe’ i tradizionalisti di monsignor Lefebvre che non sono ancora in piena comunione con Roma. Decisioni tutte che vanno nell’unica direzione indicata dal Vangelo con l’episodio della lapidazione dell’adultera sventata da Gesu’ evocato nel titolo del documento che cita il commento di Sant’Agostino: “alla fine rimasero la misericordia e quella misera”. “Quanto dolore – sottolinea Francesco – puo’ provocare una parola astiosa, frutto dell’invidia, della gelosia e della rabbia! Quanta sofferenza provoca l’esperienza del tradimento, della violenza e dell’abbandono; quanta amarezza dinanzi alla morte delle persone care!”.