Ambiente: le collezioni uniche degli Orti botanici italiani

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Un viaggio nelle collezioni uniche degli Orti botanici italiani. A raccontarlo è Gianni Bedini, ricercatore del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in un saggio nel volume “Orti Botanici, eccellenze italiane”. Il libro, appena pubblicato dall’Associazione Nazionale Nuove Direzioni d’intesa con la Società Botanica Italiana e curato dai botanici Marina Clauser e Pietro Pavone, fa parte di un ampio progetto che ha lo scopo di far conoscere gli orti botanici italiani, proponendo una rassegna a livello nazionale e una visione articolata e approfondita delle loro funzioni.

In particolare, il contributo del ricercatore pisano fa una rassegna su quanto c’è di unico nei principali Orti del nostro Paese. Si parte dai giardini botanici Hanbury, fondati nel 1867 vicino  Ventimiglia che vantano la maggiore collezione europea di Agave, sino a passare dal Centro Italia dove ad esempio l’Orto di Pisa conserva la più grande collezione di salvie in Italia, circa 150 specie, arrivando poi sino a Catania dove si trova la raccolta più ampia di palme in Italia, 123 specie in rappresentanza di 48 generi, provenienti da cinque continenti. E fra conservazione della biodiversità come ad esempio a Bergamo o nel Giardino dei Semplici di Firenze, non mancano le curiosità e le assolute rarità, come nel caso degli alberi secolari e monumentali, a volte unici in tutta Europa, protagonisti anche di storie come nel caso dell’esemplare di Chamaerops humilis del 1585 dell’Orto di Padova, meglio noto come “la palma di Goethe” dopo che il letterato tedesco trasse ispirazione dalle sue foglie per elaborare la sua teoria delle metamorfosi delle piante.

Gli Orti botanici sono un’eccellenza italiana in continua trasformazione – spiega Gianni Bedini – un patrimonio naturale e storico da Nord a Sud ricchissimo e complesso,  conosciuto e visitato da specialisti, appassionati di botanica e studenti, ma soprattutto da tanti turisti e curiosi. Da qui la necessità e l’urgenza di valorizzarli per riuscire a cogliere le sfide ambientali attuali e far svolgere agli Orti italiani anche una funzione educativa sociale e civica”.

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