Ambiente, urbanista: le coste italiane cementificate, il 20% è perso

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“Lotta alla cementificazione: è questo il concetto chiave da cui partire per una seria e massiccia campagna di tutela delle coste italiane. La presentazione a Rimini delle linee guida del protocollo d’intesa tra ministero dell’Ambiente e Regioni è certamente un primo passo, ma senza una definitiva ed inequivocabile presa di coscienza della problematica da parte degli amministratori locali si rischia di restare nel campo delle affermazioni di principio, dei buoni propositi. L’infame baratto tra l’integrità del proprio territorio con la ricerca di consenso elettorale ha fatto sì che il 20% dei circa 7.500 chilometri costieri del nostro Paese siano andati irrimediabilmente persi: parliamo di una lunghezza paragonabile all’intero perimetro della Sardegna. Un dato che da solo testimonia lo scempio perpetrato fino ad oggi”. È la dichiarazione di Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA. “Tutti gli indicatori ci dicono che proseguire ai ritmi attuali sarebbe folle – prosegue Simoncini -. I dati dell’Ispra e di Legambiente certificano che è stato impermeabilizzato più di un terzo del territorio nazionale, considerando lo spazio compreso tra 0 e 1.000 metri di distanza dal mare. L’erosione generata da fattori climatici e ambientali naturali sarebbe di per sé un fenomeno di impatto relativo se i suoi effetti non fossero amplificati dalle scelte scriteriate dell’uomo. Tra l’altro, la bellezza e l’integrità di una costa rappresentano un valore aggiunto per la resa turistica ed economica di ciascun territorio”. “Purtroppo – ricorda il professore – si sta ancora facendo troppo poco a livello normativo. Il Governo si è dato l’obiettivo della cementificazione azzerata entro il 2050, ma nel frattempo ha prodotto un disegno di legge sul consumo del suolo decisamente timido e quando si è trattato di votare sulle trivellazioni in mare ha addirittura suggerito ai cittadini di disertare le urne, dimostrando scarsa sensibilità per le tematiche ambientali. Assai blando anche il supporto fornito al sindaco di Licata, uno dei pochi amministratori che ha cercato di far rispettare le regole procedendo alla demolizione di seconde e terze case abusive”. Simoncini sollecita un’immediata azione di contrasto all’abusivismo. “Sarebbe il caso di rendere più efficaci i vincoli paesaggistici, cancellando le zone d’ombra di alcune normative e intervenendo con decisione quando si verificano inadempienze da parte degli enti locali o, peggio, connivenze tra amministratori pubblici e speculatori privati. A ciò dovrebbe aggiungersi l’avvio finalmente di una sistematica campagna di abbattimenti, attività che in Italia non è mai stata praticata in maniera realmente organica e che potrebbe contribuire a riguadagnare parte del territorio perduto”.

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