I buchi neri, voraci oggetti cosmici che ingoiano tutto ciò che capiti loro a tiro, possono influenzare la formazione di stelle nelle galassie, attraverso potenti getti di particelle che proiettano nel Cosmo. Scagliati a distanze di migliaia di anni luce, questi getti sono in grado di disperdere e riscaldare grandi quantità di gas interstellare su vasta scala.
Lo afferma uno studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, condotto da un team internazionale di astrofisici della National and Kapodistrian University of Athens, del College de France e della Leiden University e University of Groningen olandesi.
I risultati sono basati sulle osservazioni della galassia IC5063, che ospita al centro un buco nero supermassiccio, raccolte dall’Atacama Large Millimeter Array (ALMA) dell’ESO.
Attraverso i dati di ALMA, gli astrofisici hanno ricostruito la formazione di questi getti. Costituiti da particelle cariche, in prevalenza elettroni e protoni, sono stati generati all’incirca 160 milioni di anni fa. Le particelle, attratte dal buco nero, sono state, infatti, catturate dalle linee di campo magnetico e proiettate all’esterno a velocità prossime a quelle della luce. Dopo un viaggio di circa 3.000 anni luce, questi getti, interagendo con le nuvole del mezzo interstellare, hanno portato alla formazione di veri e propri venti di gas, capaci di perdurare più di 500 mila anni.
Il gas di queste raffiche di vento cosmico ha una massa complessiva pari ad almeno due milioni di volte quella del Sole. In seguito all’impatto con i getti di particelle generati dal buco nero supermassiccio, il gas si scalda fino a raggiungere temperature comprese tra i 30 e i 100 gradi Kelvin. Questo riscaldamento, unito alla dispersione del gas provocata dai getti, ritarda il collasso gravitazionale nelle nuvole del mezzo interstellare, culla delle stelle. Rinviando, così, anche la nascita di nuovi astri.