Astronomia, meteoriti rivelatori: assenza di ruggine in quelli marziani

MeteoWeb

L’assenza di ruggine nei meteoriti marziani indica che il Pianeta Rosso è incredibilmente arido e che questa condizione persiste da diversi milioni di anni. Sono queste le conclusioni di uno studio condotto dalla Sterling University epubblicato su Nature Communications. La ricerca  fornisce dettagli significativi sul suolo marziano  e mostra quanto sarebbe difficile la sopravvivenza della vita sul pianeta ai nostri giorni, a queste condizioni.
Una ricerca pubblicata lo scorso anno, basata sui dati raccolti dal rover Curiosity durante il suo periodo di permanenza nel Cratere Gale, ha ipotizzato che l’acqua molto salata potrebbe essere in grado di condensarsi negli strati superiori del terreno marziano, durante le ore notturne.
I dati dello studio della Sterling – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno smentito questa ipotesi, dimostrando che l’idratazione del terreno creata dall’acqua sarebbe comunque di gran lunga inferiore a quella riscontrata nelle zone più aride della Terra.
Anche le informazioni raccolte da Opportunity sono state utilizzate durante lo studio. Il rover ha analizzato  un gruppo di meteoriti situati su Meridiani Planum, una pianura a sud dell’equatore di Marte ad una latitudine simile a quella del Cratere Gale. I ricercatori hanno calcolato il tempo necessario per la  formazione della ruggine dall’ossidazione del ferro presente nelle meteoriti.
Questo processo di alterazione chimica è regolato dalla presenza di acqua. Secondo le valutazioni degli scienziati, sarebbero necessari tempi lunghissimi perché su Marte si formi la stessa quantità di ruggine che è possibile trovare nelle zone più sterili del nostro Pianeta. La secchezza che caratterizza Marte oggi persiste da diversi milioni di anni.
“Marte aveva acqua sulla sua superficie ed era abitabile circa 3 miliardi di anni fa – ha commentato Christian Schröder, ricercatore dell’Università di Sterling e membro del team scientifico della missione Opportunity -. Il nostro studio si focalizza sulle condizioni estremamente aride in cui si trova il pianeta ora. Per poter sopravvivere nelle zone prese in analisi,  bisognerebbe trovare delle sacche d’acqua in profondità nel terreno, lontane dalla secchezza e dalle radiazioni presenti in superficie”.

Condividi