Nel corso dei secoli e dei millenni la crosta terrestre ha subito continui cambiamenti, fino ad assumere la struttura attuale. È ciò che studiamo fin dai primi anni di scuola sotto il grande capitolo di ‘tettonica delle placche’, teoria su cui oggi concordano quasi tutti i ricercatori che si occupano di scienze della Terra.
In base a questo approccio, ancora oggi continenti e oceani continuano a trasformarsi impercettibilmente. E in alcune circostanze, questi movimenti si fanno via via più importanti: come nel caso dell’Australia, che secondo un nuovo studio si sposterebbe ogni anno di diversi millimetri.
L’articolo, firmato dal geologo Shin-Chan Han dell’Università australiana di Newcastle e pubblicato sul Journal of Geophysical Research, afferma che questi movimenti dipendono da alterazioni nel centro di massa della Terra.
Si tratta – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – di un punto collocato approssimativamente nel cuore bollente del nostro Pianeta, circa 6.000 chilometri sotto la superficie.
Con l’alternanza delle stagioni, cambia la distribuzione dell’acqua sulla crosta terrestre, in particolare per quanto riguarda le piogge e l’evaporazione dei liquidi.
Sarebbe proprio questo fenomeno il responsabile della leggera modifica del centro di massa del Pianeta, che causerebbe a sua volta lo spostamento del più piccolo continente della Terra.
“L’acqua migra nel corso di ogni stagione – spiega Shin-Chan Han – e questo movimento provoca una deformazione dell’Australia piuttosto considerevole e misurabile”.
La ‘deformazione’ di cui parla lo studio corrisponde a circa 1 millimetro a nord-ovest e 2-3 millimetri a sud-est durante l’estate (corrispondente al nostro inverno). Nel corso dell’inverno australiano, invece, il movimento si inverte, provocando una sorta di ‘altalena’ con il passare delle stagioni.
Questi movimenti non sono abbastanza grandi da essere percepiti dagli abitanti del paese, mentre i satelliti sono perfettamente in grado di registrarli.
Shin-Chan Han lo ha dimostrato utilizzando i dati di 14 diverse stazioni GPS sparse sul continente, che possono rivelare cambiamenti anche impercettibili della superficie terrestre a 20.000 chilometri di distanza dal nostro Pianeta.
Lo scienziato si è poi servito dei risultati del progetto Gravity Recovery and Climate Experiment (GRACE) della NASA, che hanno confermato i lenti ma inesorabili movimenti del suolo australiano.