Medicina, MERS: le ricerche dei medici sul web aiutano a tracciare le epidemie

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Le ricerche online effettuate dai medici su Uptodate aiutano a tracciare le epidemie di Mers. Dai click sul portale che raccoglie le più recenti ricerche su oltre 10.500 argomenti clinici e 24 specialità emergono correlazioni con i casi di malattia registrati nello stesso periodo. E i picchi coinciderebbero con le epidemie infettive. A rilevarlo è uno studio presentato da Anna Thorner, medico e deputy editor per le malattie infettive e condirettore dei progetti editoriali di UpToDate, nel sesto congresso Imed 2016. Thorner e il suo team hanno ristretto il campo delle ricerche giorno per giorno alla Mers (Sindrome respiratoria mediorientale). In particolare puntando la lente sulle due città dell’Arabia Saudita, Jeddah e Riad, colpite tra il 2014 e il 2015 da tre epidemie di Mers. Le ricerche mostravano una correlazione con i casi riportati alle autorità sanitarie. E quelle sul 2014 erano significativamente più alte che in altre quattro città saudite non colpite dall’epidemia. Ma non solo: dall’esame dei dati relativi all’Arizona è emerso che anche le attività di ricerca sulla Dengue e sul virus West Nile (virus del Nilo occidentale) sono aumentate prima ancora che i casi venissero comunicati o confermati in periodi di epidemia. Risultati che – spiegano -dimostrano l’utilità delle ricerche cliniche in UpToDate ben oltre la Mers. “L’attività di ricerca dei medici in una risorsa online ampiamente utilizzata come UpToDate – spiega Thorner – riveste un potenziale significativo per le autorità sanitarie. L’uso dei dati può servire come sistema di preallarme per registrare l’insorgere di un’epidemia e offrire una finestra temporale per campagne di sensibilizzazione che permettano di controllare l’epidemia e minimizzarne l’impatto”. I precedenti tentativi sono stati fatti con i Flu Trends di Google, che puntavano a esplorare come le epidemie di influenza potessero essere modellate attraverso le ricerche di massa effettuate su Google. Con una differenza: i medici e il personale clinico ricercano ciò che osservano nei pazienti – spiegano i ricercatori – pertanto i dati sono più accurati e meno influenzati dalla copertura mediatica e dalle paure dell’opinione pubblica.

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