Come in un film. Un asteroide si avvicina alla Terra. La sua traiettoria lo pone in rotta di collisione con il nostro Pianeta. La probabilità di un impatto sale vertiginosamente con il susseguirsi delle osservazioni. Fino a divenire certezza. Seduti attorno a un tavolo, in California, gli esperti della NASA e della Federal Emergency Management Agency (FEMA) – l’ente federale USA per la gestione delle emergenze, un’agenzia governativa con funzioni di protezione civile – discutono come fronteggiare l’emergenza. Hanno quattro anni di tempo. L’impatto è, infatti, stimato per il 2020.
Il pericolo è per fortuna solo simulato, ma le due agenzie hanno deciso di prendere sul serio la minaccia, e di unire i propri sforzi per approntare un piano nel caso in cui il rischio, come più volte avvenuto nella storia del Pianeta, dovesse davvero concretizzarsi.
Gli esperti USA – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno simulato uno scenario in cui un asteroide appena scoperto, di dimensioni comprese tra 100 e 250 metri, viaggi con il 2% di probabilità d’impattare con la Terra tra quattro anni, esattamente il 20 settembre 2020. Nella simulazione la probabilità d’impatto sale al 65% dopo i primi tre mesi di osservazione dell’asteroide. Per poi diventare certezza un anno dopo, nel 2017, con le successive osservazioni che portano la previsione d’impatto al 100%. Luogo stimato: uno spicchio di superficie che va dal sud della California alle acque del Pacifico.
“Non è questione di se, ma di quando – ha affermato a margine dell’incontro Thomas Zurbuchen, dello Science Mission Directorate della NASA, riferendosi alla minaccia di un impatto cosmico. – Oggi, però, a differenza di ogni altra epoca della nostra storia, abbiamo la capacità di affrontare questo rischio”.
Un rischio che non è nullo. Secondo l’ESA, infatti, ha superato le 15.000 unità il numero di Near-Earth Objects (NEOs) scoperti dagli studiosi. Per il NEO Coordination Centre dell’ESA, 559 di loro si trovano in una speciale “European Risk List”. Hanno, cioè, una probabilità diversa da zero, anche se molto bassa, d’impattare con la Terra.
I NEOs, fossili cosmici di dimensioni comprese tra pochi metri e decine di chilometri che ci raccontano delle origini del Sistema solare, nel loro peregrinare celeste possono, infatti, spingersi a meno di un terzo della distanza Terra-Sole. E, talvolta, incrociare la loro orbita con quella terrestre. Come avvenuto il 15 febbraio 2013, quando un bolide di circa una quindicina di metri ha incendiato i cieli di Chelyabinsk, in Russia.
I NEOs sono una piccola parte di un’ampia popolazione di più di 700.000 asteroidi noti nel Sistema solare. Nel mondo sono due i progetti principali che danno loro la caccia, entrambi negli USA: il Catalina Sky Survey, in Arizona, e il Pan-STARRS project, alle Hawaii. A partire dal 1° gennaio 2009 anche l’Europa si è unita agli sforzi della comunità internazionale, con il programma dedicato alla sicurezza spaziale: Space Situational Awareness (SSA).