Navi a perdere: la motonave Rigel, “la madre di tutte le navi dei veleni”

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La motonave Rigel, definita “la madre di tutte le navi dei veleni”, ufficialmente affondata il 21 settembre 1987 al largo del Capo di Spartivento, in provincia di Reggio Calabria, affondò in circostanze misteriose e inusuali.

Nessuno lanciò, durante le 10 ore precedenti il suo colo a picco, un may day per chiedere soccorso; l’equipaggio venne recuperato casualmente da una nave jugoslava, la Krpan, che sbarcò tutti a Tunisi. Una volta sbarcato a Tunisi, il comandante della Rigel diede delle coordinate false, in modo da non far ritrovare la nave e scomparve insieme a tutto l’equipaggio. La scomparsa dell’equipaggio, unita all’inosservanza delle norme per la sopravvivenza e alle strane dinamiche dell’affondamento, che vorrebbero come causa principale una falla apertasi misteriosamente, furono gli elementi che fecero scattare da subito la possibilità di un affondamento doloso della nave. Dell’affondamento della nave si viene a sapere per caso. L’armatore greco Papanicolau chiese ai Lloyd’s il risarcimento dei danni. La nave era assicurata e, dopo il naufragio, il proprietario voleva passare all’incasso.

RIGEL 5Scrisse a Londra, senza prevedere che le assicurazioni, prima di pagare, avrebbero condotto le loro indagini, acquisendo elementi quantomeno singolari, scoprendo che l’affondamento era una truffa; provocato per mettere le mani su qualche miliardo della compagnia. Il processo per truffa stabilì che c’era qualcosa che non andava sul carico denunciato a bordo della motonave Rigel. Secondo i registri, nella stiva della “nave fantasma” c’erano “macchine riutilizzate” e “polvere di marmo”. La realtà si prospettava ancora più tragica: quel carico non era stato mai controllato dalla dogana, i funzionari dell’ufficio si erano fatti corrompere per 900 mila lire a container.Sulla Rigel vi è una verità giudiziaria già accertata definitivamente: la nave venne fatta colare a piccolo dolosamente, portandosi dietro il suo carico.

RIGEL AFFONDAMENTILa sentenza, emessa dal Tribunale di La Spezia il 20 marzo 1995, confermata dalla Corte di Appello di Genova il 10 novembre 1999, fu resa definitiva dalla Cassazione con sentenza 10 maggio 2001. Tale sentenza stabilisce che si è trattato di un naufragio doloso, condannando gli armatori e i responsabili dell’equipaggio anche per tentata truffa in danno delle compagnie assicuratrici interessate alla nave e a ciò che trasportava. C’è di certo che almeno 60 container erano stati riempiti di blocchi di cemento.

RIGEL 4 La Rigel era piena di 1.700 tonnellate di polvere di marmo, sufficiente a far inabissare qualsiasi nave. La spiegazione del magistrato Francesco Neri è scritta nell’indagine che stava svolgendo a Reggio Calabria: “Appare ipotizzabile che la presenza a bordo dei blocchi fosse utile alla cementificazione di rifiuti radioattivi”. Il processo per “affondamento doloso” fece venire alla luce un altro curioso retroscena. La Rigel era pronta a salpare dal 2 settembre e, nonostante ciò, non si muoveva da Marina di Carrara perché Papanicolau aspettava i soldi pattuiti con i caricatori… infatti, i soldi arrivano estero su estero la sera del 18 settembre 1987 e la nave colò a picco il 21.

(continua… La storia della Jolly Rosso e i dati raccapriccianti sui tumori)

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