Piene del Tevere a Roma, ecco le aree a maggior rischio: i dati del PAI (Piano Assetto Idrogeologico)

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Roma, in confronto ai secoli passati, è molto più al riparo dalle esondazioni del Tevere. Dopo le catastrofiche alluvioni della città, una delle ultime nel 1870, i governi decisero di adottare misure drastiche per contenere le piene straordinarie. Vennero costruiti i muraglioni, opere arginali che proteggono l’intero centro città dalle piene. Basti pensare che in estate, nei periodi di magra, il livello del Tevere all’idrometro di Ripetta scende sotto i 5 metri e che in occasione di piene come quella del 2005, 2008 o 2012, difficilmente si raggiungono i 13 metri. I muraglioni proteggono ancora per diversi metri dalla tracimazione delle acque (nella piena del 1937, l’ultima che ha invaso Roma, si arrivò a 16,84 metri).

Tevere-pienaSe da una parte i muraglioni hanno certamente migliorato la situazione nel centro – inoltre va precisato che la diminuzione delle piene catastrofiche è anche merito degli sbarramenti artificiali a monte, come quelli di Corbara, Alviano, Castel Giubileo – dall’altra non hanno eliminato del tutto il problema. Chi studia le dinamiche fluviali sa bene che i fiumi sono sistemi complessi e l’innalzamento di un argine in un punto può aumentare il problema a valle, o semplicemente non risolverlo a monte.

Nel caso di Roma i problemi più gravi sono due: la strozzatura di Ponte Milvio, situato a monte della città storica, e le aree abitate a valle della città, in particolar modo in corispondenza della foce a Fiumicino. Esistono poi criticità di estensione minore ma non meno importanti, in aree situate lungo l’Aniene e in periferia, oltre a quelle legate al rigurgito delle fognature.

MALTEMPO: ALEMANNO, PIENA TEVERE SARA' ENTRO LIMITIPonte Milvio è un ponte romano antichissimo, restaurato e modificato numerose volte nella Storia. Il problema è che le sue arcate hanno ampiezza piuttosto ridotta e nel caso di piene importanti il ponte fa da tappo, diventando uno sbarramento che rallenta le acque e porta al loro innalzamento a monte. Proprio in corrispondenza del ponte l’acqua del Tevere può fuoriuscire dagli argini ed inondare interi quartieri della città, in primis il quartiere Flaminio e la zona del Foro Italico. In condizioni di estrema eccezionalità l’acqua tracimata a Ponte Milvio può, facendosi largo lungo la via Flaminia, arrivare a Piazza del Popolo e da lì invadere buona parte del centro.

Il quartiere Flaminio, che si sviluppa fra Ponte Milvio e Piazza del Popolo, è per questo classificato come a rischio elevato nelle carte del rischio idraulico. Via Flaminia, via Guido Reni, viale Vignola, ma anche le aree in destra idrografica del Tevere dalla Farnesina al Foro Italico. Sono aree classificate in categoria R3 nelle carte del PAI.

Si tratta di un rischio elevato per il quale sono possibili “problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale”, secondo quanto riportato nel DPCM del 26 settembre 1998, seguito al famoso “Decreto Sarno”.

pai_roma_centroNell’area di Fiumicino, in particolar modo le zone in destra idrografica del canale navigabile di Traiano situate fra via della Foce Micina e via di Torre Clementina, è presente un rischio idraulico ancora più elevato: R4, che nella legislazione corrisponde a un “rischio molto elevato per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio-economiche”.

Tutte le informazioni utili a sapere in che area ricade la propria abitazione o zona di interesse sono contenute nei PAI, i Piani di Assetto Idrogeologico. Si tratta di documenti redatti dalle Autorità di bacino, di cui finalmente il territorio italiano si è dotato dopo l’alluvione catastrofica di Sarno del maggio 1998, ma che già da decenni avrebbero dovuto essere messi a punto.

Per quanto riguarda Roma tali dati sono disponibili sul sito dell’Autorità di bacino del Tevere, in quello che viene definito Piano Stralcio PS5 per il tratto metropolitano da Castel Giubileo alla foce.

pai_roma_flaminioLe tavole che riguardano l’area del centro storico sono la 11 e la 12, mentre quella che riguarda Fiumicino è la numero 1. Dall’analisi della cartografia emerge che altre aree a rischio elevato (R3 e R4) nell’area urbana di Roma sono quella della Tiburtina fra San Basilio e Rebibbia (rischio R4 per le esondazioni dell’Aniene), alcune ridottissime fasce a Casal de’Pazzi e Montesacro, alcune aree di Labaro (vicino allo sbarramento sul Tevere di castel Giubileo), il quartiere di EUR Torrino, in zona R3.

Per quanto riguarda tutto il centro della Capitale, molte aree pianeggianti situate nelle aree vallive lungo il Tevere sono classificate come a rischio R2. Si tratta di un livello di rischio più basso, perché i tempi di ricorrenza di simili esondazioni sono molto lunghi e perché l’onda di piena avrebbe impatto meno violento. Tuttavia è un elemento che va tenuto in conto: vaste aree da piazza del Popolo al Pantheon, tutto il Tridente, parte di Trastevere, il quartiere Prati, fino a una parte della piazza di san Pietro, sono a rischio R2, con possibilità di esondazione del fiume e richiederebbe quindi una serie di misure per prevenire danni, specialmente se si pensa alle tante attività commerciali e anche ai musei situati al di sotto del piano stradale.

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