Novembre 2016. Si è sottoposto ad un intervento chirurgico di quasi 11 ore ed eseguito a 4 mani, il paziente, un uomo di 69 anni, ricoverato a Salus Hospital di Reggio Emilia, ospedale ad Alta Specialità GVM Care & Research, affetto da un’importante deformità alla colonna vertebrale e già sottoposto a diversi precedenti di correzione ortopedica.
L’intervento effettuato dal Dottor Aldo Sinigaglia, specialista in Ortopedia e Traumatologia è stato completato in due tempi con la collaborazione del neurochirurgo Andrea Veroni. Il paziente presentava alcuni problemi correlati: da un lato relativi alla mobilizzazione dei cosiddetti mezzi di sintesi (barre e viti) impiantati prima di oggi; dall’altro dovuti ad un’ipolordosi con effetti piuttosto evidenti sulla postura.
“Nella prima fase – spiega il Dottor Aldo Sinigaglia – si è proceduto, attraverso un accesso mininvasivo laterale, all’altezza dell’addome, al posizionamento, in sostituzione dei dischi vertebrali nativi, di alcune protesi realizzate in materiale sintetico e riempite di un sostituto osseo utile a favorirne la successiva fusione. In questo modo si è dato maggior sostegno al rachide ed è stata ricreata una fisiologica lordosi lombare: la lordosi è la curvatura della colonna vertebrale che proietta il bacino verso i punti di baricentro del corpo, garantendo stabilità. Nella seconda fase, tramite l’approccio chirurgico posteriore, sono stati sostituiti i mezzi di sintesi non più idonei agendo complessivamente su cinque vertebre ed estendendo la nuova fissazione ortopedica anche alla pelvi”.
“La chirurgia di revisione, alla quale si è sottoposto il paziente – precisa il Dottor Aldo Sinigaglia – sta via via assumendo i connotati di una patologia indotta quale conseguenza di fattori come: una precedente chirurgia ortopedica non ben praticata o fallita; la malattia osteoporotica (osteoporosi); consistenti aumenti ponderali (sovrappeso ed obesità) tali da costringere gli uomini o le donne già trattati a nuove soluzioni terapeutiche”.
Soluzioni che prevedono un sensibile allungamento sia dei tempi tecnici, considerata la maggior complessità chirurgica, sia sotto il profilo della degenza post operatoria sia del recupero psicofisico. “Nel nostro caso – conclude il Dottor Aldo Sinigaglia – tutto è andato per il meglio e l’uomo, dimesso dopo 7 giorni, ora sta bene ed ha potuto riprendere il normale stile di vita”.