di Giuseppe Cugno – Il generale Andrea Baroni è stato una stella della meteorologia, una delle stelle del firmamento italiano della cultura scientifica utile, irrorata a pillole quotidiane nella rubrica di Rai 1 “che tempo fa”. Una trasmissione televisiva, figlia di quella che un tempo era chiamata “mamma Rai”, che ha molto contribuito a diffondere la conoscenza meteorologica in Italia. In questa rubrica, che precedeva di poco il telegiornale delle ore 20, Andrea Baroni ha lasciato un segno indelebile di altissima professionalità e un contributo incalcolabile, per sue capacità divulgative naturali, per la meteorologia da cui quasi tutto dipende per la vita dell’uomo, della natura, dell’ambiente. Andrea Baroni, con il suo linguaggio comprensibile ma di altissimo livello scientifico nei contenuti, sciolto, forbito, appropriatissimo, non si incartava mai con le argomentazioni meteorologiche, pur nell’incombenza dei minuti a disposizione. Ho sempre considerato il suo eloquio come uno dei casi di più alta veloce capacità di linguaggio scientifico divulgativo, aveva come una sorta di connessione immediata di pensiero e parole, scelte al meglio nel contesto di un discorso compiuto ed analitico. Mitico, preciso, chiaro, scorrevole, sicuro, per nulla presuntuoso, anzi umile nel suo sapere, famose le sue scuse per quella previsione pasquale errata. Ma di cosa doveva scusarsi? Ricordiamo anche la sua celebre frase: “Le previsioni si chiamano così perché esprimono una probabilità che si verifichi un evento, altrimenti le chiameremmo certezze “. Il patrimonio lasciato da Andrea Baroni non può evaporare e dissolversi nel tempo, ma deve cristallizzarsi in un condensato di conoscenza scientifico-meteorologica ambientale a cui attingere e da utilizzare. E ad oggi, per i tempi che corrono, il suo contributo è ancora più utile per sostanza e forma. Quel suo tratto espressivo garbato, gentile, carismatico, era già di per sé una cifra della sostanza delle sue spiegazioni.
A due anni dalla scomparsa del mitico meteorologo Andrea Baroni non ho dimenticato, non dimenticherò, anzi si risvegliano (a seconda di occasioni, circostanze, avvenimenti meteorologici e non solo) spunti, commenti delle nostre lunghe chiacchierate, libere, aperte e sempre con qualcosa di nuovo da apprendere. Che gioia quel reciproco entusiasmo d’argomentare, sano, serrato per troppe cose da voler comunicare. Abbiamo parlato a lungo degli “Scenari meteorologici ambientali mediterranei”, dell’impostazione di tutta la ricerca in sei “Scenari meteorologici”. Che entusiasmanti e piacevoli le discussioni sullo Scenario di scirocco, dello Scenario di brutto tempo di bassa pressione ciclonica, dello Scenario occidentale atlantico di maestrale e ponente, dell’intreccio fra Scenario occidentale atlantico e scirocco-libeccio, e poi il libeccio e gli scenari di libeccio e tanto altro come lo Scenario del bel tempo di alta pressione anticiclonica e così via fino alla tramontana. Intuiva e capiva a volo, ti precedeva al solo accenno dell’argomento, dell’osservazione e poi come commisurato onore all’argomento un attentissimo silenzio e di getto “lo deve pubblicare, lo deve rendere ancora più divulgativo”. Indimenticabile. Forse pochi sanno che entro il suo garbo elegante di tanto in tanto la lingua gli roteava anche pungente, schietta, verso fatti ingiusti, e persone.. che non gli garbavano, “sciagurati” li chiamava. E questo aggiungeva stima nei suoi confronti, mi piaceva molto, toccava le corde di quel senso di libertà d’espressione .., responsabile, serio, che mancava e manca negli ambiti d’Italia più ingessati. Che bello potersi fidare di qualcuno, a pelle, a timbro di voce, inflessione.. e poi rafforzare il tutto di presenza.
In lui il tratto d’eloquio scorrevole, preciso, penetrante ed elegante coincideva perfettamente con la sua figura saliente, raffinata, gentile, intrisa di sano orgoglio. Quando raccontava della fuga dai capi di concentramento nazisti l’eloquio, già fluido, diveniva un fiume in piena. Quando è venuto a Siracusa appositamente per la presentazione della prima versione della ricerca sugli “Scenari meteorologici mediterranei” (si chiamava così al tempo) ha deliziato tutti per le argomentazioni meteorologico ambientali. Ma a cena, nel dopo convegno, assieme al Sindaco di Siracusa del tempo Prof. Marco Fatuzzo (persona davvero a modo e per bene) ci deliziò con il suo rotolante racconto di fuga dai capi di concentramento nazisti. La meteorologia la toccò solo a tratti.
Ancora una volta un sentito abbraccio alla cara famiglia del generale Andrea Baroni e un grazie alla cortesia della Prof.ssa Annarita Baroni (tale padre tali figli) che mi fa sentire come uno di loro inviandomi ricordini e foto di commemorazioni.