Terremoto, Curcio: “scossa di magnitudo 6.5 ha rimesso tutto in discussione”

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Si stava definendo un quadro d’insieme sugli interventi da operare nelle zone colpite dal terremoto del 24 agosto, entro fine novembre sarebbe stato pronto un piano complessivo, e invece ecco arrivare i due nuovi terremoti del 26 e 30 ottobre: scosse con magnitudo 5.4 e 5.9 e poi quella da 6.5, la piu’ forte negli ultimi 36 anni, scosse che aprono uno scenario completamente diverso. Lo ha detto Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione civile, questa sera in audizione con il commissario Vasco Errani davanti alla commissione Bilancio del Senato nel’ambito del’esame del ddl 2567 di conversione in legge del dl 189/2016 relativo ad interventi urgenti in favore delle popolazioni terremotate. Il Terremoto di domenica 30 ottobre ha creato danni di notevole portata, “con criticita’ su tutti i livelli (scuole, ospedali, strade, qualunque attivita’ e’ stata impattata), senza l’emotivita’ del deceduto ma con il pregresso dei due sismi” precedenti. E gia’ la sera del 30 c’era la richiesta di verifiche di agibilita’ e di risposta operativa, che non e’ solo del soccorso o dell’assistenza ma a tutto tondo, tenendo conto che il 6.5 ha impattato molto sui lavoro fatto nei due mesi precedenti. Regioni e sindaci – ha sottolineato Curcio – hanno dovuto gestire “una pressione molto forte“. Al momento “non sappiamo quante siano le case agibili, abbiamo chiesto alle persone di collaborare“, perche’ e’ evidente che le “aree attendate” non potranno essere adatte a lungo, specie in una stagione come questa. A proposito di tende, Curcio ha ribadito che “abbiamo spinto per evitare questa cosa, nella logica che il percorso da farsi e’ quello delle soluzioni temporanee abitative per le quali ci vogliono sei-sette mesi, e il problema non risiede nella capacita’ produttiva ma nella filiera. Le aziende italiane sono capaci di produrre in minor tempo, ma occorre conoscere il fabbisogno, cosa che oggi non e’“. Quei sette mesi non tengono conto delle opere di urbanizzazione, degli eventuali espropri.

Dobbiamo gestire il transitorio, con soluzioni piu’ o meno di prossimita’ nelle aree colpite – ha aggiunto CurcioE poi c’e’ la questione container che non puo’ che essere una soluzione temporanea per un numero limitato di persone, pongono tutta una serie di problematiche“. Al fianco di questa strategia di prima accoglienza c’e’ poi il nodo cruciale delle verifiche abitative: erano 77mila schede di verifiche di immobile al 25 ottobre (furono 75mila per il sisma in Abruzzo, 46mila per quello in Emilia Romagna), e si era data risposta a 28mila con percentuale di agibilita’ intorno al 50%: “quel lavoro e’ da rifare tutto, su un’area che e’ molto piu’ vasta e che necessita di strumenti operativi che non sono piu’ quelli del 24 agosto“, ha commentato Curcio. Cosi’ gia’ dal 30 mattina si e’ lavorato a una strategia che sta portando in questi giorni alla individuazione dei tecnici che al di la’ dei requisiti richiesti per le schede Aedes possono venire a fare questo lavoro con una breve formazione. Non sara’ una scheda Aedes ma semplificata per dare appunto una prima risposta: “agibile o non agibile, e poi ci concentreremo sulle non agibili e sul grado di non agibilita’“. Il capo del Dipartimento della Protezione civile ha anche toccato il capitolo risorse, rilevando che si e’ potuto subito accedere a 130 milioni di euro dal fondo per le emergenze nazionali, “un fondo importante perche’ consente di stanziare risorse all’esito delle emergenze, di qualsiasi tipo si tratti, e’ un fondo strategico perche’ consente di dare una risposta immediata. Abbiamo fatto anticipazioni alle regioni per circa 29 milioni, gestiamo 31mila persone (ad oggi, ndr) cui aggiungere gli operatori che gia’ ci sono e quelli che arrivano da fuori“. Curcio ha ribadito che “e’ evidente che quel 6.5 ha aperto alla necessita’ di uno strumento diverso, il decreto legge in via di approntamento, e per la parte del sistema di protezione civile fornisce lo strumento per i famosi container, accelerando il percorso da parte del Dipartimento e delle regioni“. E poi c’è il capitolo altrettanto delicato degli allevatori e delle stalle: “avevamo perfezionato un percorso ed e’ arrivato il Terremoto del 30 ottobre, il numero e’ salito molto“.

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