Terremoto: i vulcanelli d’argilla attivati dalle scosse nei campi in provincia di Fermo

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In provincia di Fermo, in contrada San Salvatore in territorio di Santa Vittoria in Matenano e a Monteleone di Fermo, dopo il terremoto, e soprattutto dopo la scossa di magnitudo 6.5 di domenica 30 ottobre, si è verificato un evento che desta preoccupazione. L’argilla continua a fuoriuscire lentamente da alcuni vulcanelli. Attivati dalla prima forte scossa, i primi effetti sono arrivati in superficie il primo novembre, e poi il fango argilloso non ha più smesso di scorrere. “Non mi ero accorto di nulla, dopo la scossa ho pensato solo a guardare se la casa avesse avuto dei danni, se il capannone fosse a posto – dice Fausto Paternesi Meloni, proprietario del terreno dove si è verificato l’evento, ai microfoni di Enzo Castellano dell’Agi, mentre a qualche metro di distanza ci sono alcuni ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’universita’ La Sapienza di Roma che stanno raccogliendo campioni di acqua e argilla – Poi dal vicinato che sta più in alto mi hanno avvertito che vedevano qualcosa uscire dal campo, di colore diverso dal verde del foraggio“.

Il raggio di argilla si è allargato posizionandosi sotto gli alberi di ulivo, che Fausto può a tutti gli effetti considerare perduti. Già i primi giorni di novembre altro fango era fuoriuscito e ora comincia ad indurirsi intorno alla bocca della via di fuga, mentre quello che scorre in discesa resta più morbido e a poco a poc si avvicina ad uno dei corsi di acqua che poi vanno ad alimentare i fiumi di questo versante delle Marche. Un po’ piu’ in alto, sempre nel campo coltivato a foraggio, c’e’ un altro vulcanello, da dove per ora esce più acqua che argilla, ma si tratta di acqua molto mineralizzata.

I vulcanelli, in Italia, sono abbastanza diffusi: si possono trovare lungo tutto l’Appennino, con manifestazioni più spettacolari soprattutto in Emilia-Romagna e in Sicilia, come spiega l’Ingv. Scientificamente si tratta di strutture geologiche che fuoriescono in superficie in contesti tettonici compressivi. Il materiale emesso dai vulcani di fango e’ composto principalmente da argilla mista a una miscela di acqua e gas, ed e’ un processo geologico noto come “vulcanismo sedimentario”. Uno dei requisiti fondamentali per la formazione dei vulcani di fango – spiega l’Ingv – e’ la presenza in profondita’ di spesse successioni di sedimento fine poco consolidato, ossia caratterizzato da una densita’ minore rispetto alle rocce sovrastanti, tale da permetterne la risalita. Successioni di sedimento che, deposte in condizioni di veloce ed abbondante sedimentazione, non consentono la totale espulsione dei fluidi interstiziali presenti. Con la pressione litostatica (pressione di carico dovuta al peso delle rocce sovrastanti), causata dal materiale soprastante, aumenta la pressione interstiziale che genera a sua volta la migrazione – quindi fuoriuscita – dei fluidi presenti nel sedimento stesso. In natura esistono vari meccanismi in grado di produrre un aumento della pressione interstiziale tale da generare la formazione di un vulcano di fango: dalle spinte tettoniche, soprattutto quelle compressive, alla deidratazione della componente argillosa, fino alla formazione di idrocarburi.

Ma per i residenti della provincia di Fermo interessata, si tratta di un vero e proprio disastro. Santa Vittoria in Matenano sembra un paese quasi disabitato: poche le persone rimaste, visibilmente preoccupate per via del terremoto e della presenza di questi vulcanelli, nonché delle conseguenze che questi potrebbero avere sull’agricoltura. Preoccupato anche Teo Tempestilli, un altro agricoltore della zona, che dichiara all’Agi: “Probabilmente qualcosa gia’ c’era prima ma non sono sicuro che fossero cosi’. Di certo adesso si vedono, eccome, e mandano fango. Siamo preoccupati per quello che accade, nessuno ci dice niente… Non sappiamo di che si tratta“.

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