In 10 anni, dal 2006 a oggi, all’Istituto “Pascale” di Napoli sono stati trattati con l’immuno-oncologia 1.050 pazienti colpiti dal cancro: 500 nella pratica clinica quotidiana e 550 nel corso di sperimentazioni. Questa esperienza, maturata con la nuova arma che stimola il sistema immunitario contro la malattia, ha reso il centro partenopeo uno dei più importanti al mondo nella cura dei tumori. Si apre oggi proprio a Napoli il convegno internazionale “Melanoma Bridge” con 200 esperti, un ponte della ricerca che non si ferma al melanoma ma si allarga a altre neoplasie come quelle del polmone, del rene, della vescica e della testa-collo. “Dopo le prime due ‘ondate’ rappresentate dalla chemioterapia e dalle terapie mirate – afferma il prof. Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ e presidente della Fondazione Melanoma che organizza il convegno -, stiamo assistendo a un vero e proprio ‘tsunami’ nel trattamento del cancro vista la progressiva estensione dell’efficacia dell’immuno-oncologia”. Nel 2016 in Italia sono stimati 41mila nuovi casi di tumore del polmone (3.400 in Campania): una molecola immuno-oncologica innovativa, nivolumab, ha quasi raddoppiato la sopravvivenza a un anno rispetto allo standard di cura nella forma non a piccole cellule squamosa (42% rispetto al 24%). E pembrolizumab ha dimostrato di essere efficace in prima linea, quindi al momento della diagnosi, anche nell’istologia non squamosa, che rappresenta la grande maggioranza dei pazienti. Fino a oggi nel carcinoma renale (11.400 nuovi casi stimati in Italia nel 2016) il tasso di sopravvivenza a un quinquennio, nella fase metastatica, non aveva mai superato il 12%: il 34% dei pazienti trattati con l’immuno-oncologia è invece vivo a 5 anni. “Il ‘Pascale’ è stato fra i primi centri al mondo a studiare l’immunoscore, un esame innovativo che permette di capire se i pazienti risponderanno all’immunoterapia selezionandoli in anticipo – continua il prof. Ascierto -. Abbiamo istituito un gruppo di lavoro a livello globale per promuovere questo esame che facilita la prognosi, la World-Wide Immunoscore Task Force”. In Italia nel 2016 sono stimati 13.800 nuovi casi di melanoma (più di 820 in Campania nel 2015), un tumore della pelle in costante crescita. La prima molecola immuno-oncologica approvata, ipilimumab, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nella neoplasia in fase metastatica: il 20% dei pazienti è vivo a 10 anni. “Si stanno aprendo nuove prospettive grazie alla combinazione delle terapie – sottolinea il prof. Ascierto -. I dati sull’associazione di ipilimumab e nivolumab nel melanoma sono consolidati con il 79% dei pazienti vivi a un anno e il 68% a 36 mesi. Nel 50% dei pazienti è presente la mutazione di una proteina, BRAF V600, che svolge un ruolo chiave nello sviluppo del tumore: al congresso ‘Bridge’ saranno presentati nuovi dati sulla combinazione di due molecole innovative, encorafenib e binimetinib, che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza libera da progressione (pari a 14,9 mesi rispetto a 7,3 mesi con la monoterapia a base di vemurafenib e a 9,6 mesi con solo encorafenib), garantendo una buona qualità di vita nei pazienti che presentano questa mutazione. Saranno presentati anche nuovi dati sulla combinazione di cobimetinib e vemurafenib che ha migliorato la sopravvivenza globale a 3 anni nei casi di mutazione del gene BRAF V600 (37,4% rispetto al 31,5% con la monoterapia a base di vemurafenib). Ottimi risultati in linea con quelli già ottenuti anche con la combinazione di dabrafenib e trametinib”. Ogni anno durante il “Bridge” viene assegnato il Premio “Natale Cascinelli” a un ricercatore che si è distinto per l’impatto del suo lavoro. L’edizione 2016 del riconoscimento va al prof. Alexander Eggermont, Direttore Generale del Cancer Institute Gustave Roussy a Villejuif (Francia) per i suoi studi sull’immuno-oncologia nel melanoma dopo l’intervento chirurgico (trattamento adiuvante).