Anche gli agriturismi possono contrastare i cambiamenti climatici e contribuire a salvare il Pianeta, riducendo il conto energetico e aumentando l’efficienza delle strutture con la scelta di fonti ‘green’. A partire dal legno. Questo il messaggio emerso da ”Agriturismi Fossil Free”, l’iniziativa organizzata a Umbertide, in provincia di Perugia, da Cia-Agricoltori Italiani con Aiel e turismo Verde. ”È prioritario in Italia ridurre i consumi di energia attraverso l’efficientamento degli edifici e sostituire le fonti fossili di energia con le rinnovabili”, spiega Domenico Brugnoni, presidente di Aiel-Associazione italiana energie agroforestali e presidente di Cia Umbria. Da questo punto di vista ”le strutture agrituristiche possono fare molto – aggiunge – e contribuire in modo significativo al risparmio di energia primaria e di emissioni clima alteranti”. Gli agriturismi associati alla Cia, spiega il presidente nazionale Dino Scanavino, “scelgono l’efficienza per un turismo sostenibile. Perché clima, difesa dei suoli, sicurezza alimentare, tutela del verde e del paesaggio, sono questioni vitali che vanno messe al centro della politica e anche dell’azione degli imprenditori agricoli. Perché il settore può diventare sempre di più un alleato fondamentale per combattere il cambiamento climatico”. La prima ‘fonte rinnovabile’ per gli agriturismi è il legno. Il comparto legno-energia, infatti, in Italia ha potenziali di sviluppo notevoli che consentono di ottenere benefici socioeconomici e ambientali per la collettività. A parità di calore prodotto, le fonti fossili producono circa 10 volte più Co2 della rinnovabile legno. Sulla base dell’analisi ambientale del ciclo di vita, è stato poi dimostrato che l’impatto ambientale di una moderna caldaia domestica a biomasse è 6 volte inferiore rispetto a una caldaia a olio combustibile e 5 volte inferiore rispetto a una caldaia a combustibili fossili gassosi (Gpl e metano). Inoltre, la sostituzione delle fonti fossili con il legno crea valore aggiunto e occupazione a livello locale, incrementa il potere di acquisto delle comunità locali, migliora la sicurezza nell’approvvigionamento energetico e riduce le emissioni climalteranti: per ogni 70 tonnellate di legna che si utilizzano in apparecchi e caldaie si creano da 120 a 230 ore di lavoro l’anno (il gasolio per la stessa quantità di energia crea 20 ore di lavoro/anno e il metano 10 ore/anno); in media le filiere bioenergetiche, basate su materia prima legnosa locale, creano 7,5 volte più occupazione rispetto al gasolio e ben 15 volte più occupazione rispetto ai combustibili fossili gassosi (Gpl e gas naturale). Oggi le foreste europee crescono di 322mila ettari l’anno (un campo da calcio al minuto) e tuttavia la valorizzazione del legno locale come materia prima e per l’uso energetico moderno è ancora molto limitata rispetto al potenziale. L’Italia in questo senso è, dopo Cipro, maglia nera in Ue.