A pochi giorni dal Consiglio ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea, è importante sottolineare l’importanza del lavoro degli stati membri, coordinato dal Direttore dell’ESA, sul quale i ministri prenderanno le loro decisioni a Lucerna il 2 dicembre. Sarà un momento politicamente importante dove i legittimi interessi nazionali si comporranno in un unico progetto, in grado di riassumerli e dargli quel qualcosa in più che è rappresentato dalla sfida comune.
L’obiettivo del nostro Paese – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è di promuovere una visione di lungo respiro dell’eccellenza della filiera industriale italiana nel quadro della scienza e della capacità spaziale europea, confrontandoci nella sfida per l’innovazione e la competizione.
Più operativamente, si tratta di rinforzare le fondamenta che hanno permesso alle attività spaziali dell’ESA di ottenere risultati importanti: vale la pena brevemente ricordare, tra le tante, missioni come Rosetta, con lo straordinario atterraggio di Philae sulla cometa; oppure la missione Cassini-Huygens, la prima sonda ad essere entrata nell’orbita di Saturno; LISA Pathfinder, osservatorio spaziale di onde gravitazionali, pianificato dall’ESA come terza missione del suo programma scientifico Cosmic Vision; o infine il TGO di ExoMars, la seconda sonda europea in orbita marziana, dopo Mars Express.
Tutte queste missioni sono il frutto di una visione e del valore della scienza e della tecnologia europee. Questo è il risultato dell’idea e della capacità dell’Europa di agire nello spazio come un attore di primo piano, laddove le attività spaziali scientifiche e commerciali determinano sempre di più ricadute di grande valore sui paesi che vi investono le loro risorse finanziarie e intellettuali.
E in questa visione c’è la cultura di accettare e superare le sfide, per cui è necessario provare, fallire e riprovare. Come è accaduto per ExoMars, dove l’obiettivo principale era l’inserimento nell’orbita marziana dell’orbiter TGO. È vero, Schiaparelli non ce l’ha fatta. Ma accade a chi accetta le sfide. Come ha scritto recentemente l’astronauta Luca Parmitano, “la resilienza è una dote fondamentale di chi fa scienza ed esplorazione”. E una volta stabilito con serietà e rigore che cosa non ha funzionato e dove bisogna intervenire, si riparte.