E’ ormai vicino il via libera definitivo della nuova legge che regola il comparto vitivinicolo italiano. Un settore che vale 14 miliardi di euro. Dopo l’ok all’unanimità della Camera (hanno votato sì insieme sia maggioranza che opposizione) a settembre, il ddl arriverà a giorni all’esame dell’aula del Senato. Lo scopo della legge, fortemente appoggiata dalle sigle del settore, è semplificare, tagliare la burocrazia e quindi valorizzare il patrimonio rappresentato dal vino italiano.
La burocrazia, infatti, come più volte ricordato dalla Coldiretti, è per i vitivinicoltori il principale ostacolo al loro lavoro. Un lavoro che nel 2015 ha consentito di realizzare un fatturato record di 9,7 miliardi soprattutto grazie all’export : ben 5,4 miliardi. Tra l’altro, l’Italia ha conquistato nel 2016 il primato mondiale nella produzione stimata in circa 49 milioni di ettolitri mentre la Francia, con un calo del 10%, dovrebbe attestarsi a 42,9 milioni di ettolitri.
Il testo unico sul vino accorpa in una sola legge di 90 articoli tutte le normative sparse che finora hanno regolano il settore. Quindi grande semplificazione ma anche valorizzazione della vite italiana. Tra le novità previste infatti, c’è anche un capitolo ad hoc per la salvaguardia dei vigneti storici al fine di promuovere interventi di ripristino, recupero e salvaguardia specialmente nelle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o di particolare pregio paesaggistico. Il testo unico del vino prevede anche una disciplina dell’attività di enoturismo, che riguarda l’accoglienza e l’ospitalità dei turisti presso vigneti e cantine. Tra le principali novità ci sono poi le semplificazioni per le comunicazioni da effettuare all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari in merito alla planimetria dei locali degli stabilimenti enologici. Ed ancora la facoltà per i vini Dop ed Igp di poter apporre in etichetta la denominazione di qualità.
Per quanto riguarda la tutela del patrimonio viticolo nazionale viene stabilito che possono essere impiantate, reimpiantate o innestate soltanto le varietà di uva da vino iscritte al Registro nazionale delle varietà di viti e classificate per le relative aree amministrative come varietà idonee.
C’è anche un capitolo dedicato ai “vigneti eroici e storici” ovvero quei vigneti “situati in aree vocate alla coltivazione della vite nelle quali le particolari condizioni ambientali e climatiche conferiscono al prodotto caratteristiche uniche, in quanto strettamente connesse alle peculiarità del territorio d’origine”. Si parla di viticoltura ‘eroica’ quando il terreno ha una pendenza superiore al 30%, ci si trova a una altitudine superiore ai 500 metri, sono presenti sistemi viticoli su terrazze e gradoni oppure nelle piccole isole. Qualche esempio? Dai vini del Trentino Alto Adige, Val D’Aosta e Liguria fino al Passito di Pantelleria o la Malvasia di Lipari, nelle Eolie. Con la nuova legge nasce anche lo ‘schedario viticolo’. Si “istituisce -si legge nel testo del ddl- presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, lo schedario viticolo” nel quale “sono registrati tutti i vigneti”.
Insomma un data base nazionale del vino italiano che possa “accrescere la credibilità e le potenzialità delle produzioni Made in Italy nel comparto vitivinicolo; un comparto che supera i 700.000 ettari dei quali il 50 per cento è destinato alle produzioni di vini Doc e Ig”.
“Uno strumento -si argomenta nel ddl- che consenta una consultazione e un collegamento continuo e capillare per gli aventi diritto ai fini della registrazione e della movimentazione dei prodotti vitivinicoli; un puntuale aggiornamento tramite il fascicolo aziendale e altre dichiarazioni prescritte, al servizio delle amministrazioni competenti in un mercato che oggi è sempre in corso, nel quale occorre un adeguato posizionamento e sistemi di relazioni”. (AdnKronos)