Ghiaccio sì o ghiaccio no? Questo enigma si aggira da tempo attorno al più discusso tra i pianeti nani: Cerere, l’affascinante e antico corpo celeste che dimora nella fascia degli asteroidi e che viene osservato dagli astronomi da oltre due secoli.
L’ipotesi di antiche tracce d’acqua su Cerere era già stata sollevata da diversi studi, ma ancora mancava una prova diretta.
Ora – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – la risposta arriva direttamente dalla ‘campionessa’ dell’esplorazione della zona tra Marte e Giove, la sonda Dawn, che oltre un anno e mezzo fa è entrata nell’orbita del pianeta nano per studiarne le caratteristiche.
L’analisi degli ultimi dati raccolti dalla navicella NASA ha portato a due studi autonomi, presentati all’American Geophysical Union meeting 2016 a San Francisco, che sembrano risolvere drasticamente l’enigma: non solo su Cerere si può riscontrare una presenza di ghiaccio, ma “c’è ghiaccio dappertutto”.
Sono le parole di Thomas Prettyman, responsabile del Gamma Ray and Neutron Detector (GRaND) di Dawn, strumento essenziale per effettuare le misurazioni sulla superficie del pianeta nano.
“Su Cerere – spiega infatti Prettyman – il ghiaccio non è soltanto localizzato in pochi crateri. È ovunque, in particolare alle latitudini più alte”.
I datti raccolti da GRaND sono quelli che hanno reso possibile il primo studio a conferma del ghiaccio su Cerere, pubblicato su Science.
Gli scienziati hanno determinato la concentrazione di idrogeno, ferro e potassio nella parte superiore della superficie del pianeta nano. In particolare, GRaND ha misurato la quantità e l’energia dei raggi gamma e dei neutroni emanati da Cerere.
I dati mostrano che alcune di queste radiazioni venivano assorbite dalla superficie, mentre altre riuscivano a scappare: questa differenza di comportamento dipende dalla presenza di idrogeno in alcune regioni del pianeta. Ma su Cerere l’idrogeno si presenta sotto forma di acqua congelata: ecco dunque la prima dimostrazione della presenza di ghiaccio.
“Questi risultati – commenta Prettyman – confermano un’ipotesi elaborata quasi tre decenni fa, secondo cui il ghiaccio può sopravvivere per miliardi di anni appena sotto la superficie di Cerere. Questo rafforza la possibilità di trovare tracce di acqua ghiacciata al di sotto la superficie di altri asteroidi della fascia principale.”
Il secondo articolo, pubblicato su Nature Astronomy, arriva alla stessa conclusione a partire però da dati molto diversi raccolti da Dawn.
Coordinato da Thomas Platz del Max Planck Institute for Solar System Research, lo studio analizza i crateri nell’emisfero settentrionale di Cerere.
Questi crateri sono stati chiamati dagli astronomi ‘trappole fredde’ per la loro natura gelida e oscura (in senso letterale: le immagini raccolte da Dawn mostrano appunto regioni completamente in ombra attorno a queste strutture).
Ma per la prima volta i ricercatori hanno individuato ‘punti di luce’ in 10 di queste trappole a nord di Cerere: materiale più luminoso, il cui spettro nell’infrarosso ha dimostrato proprio la presenza di ghiaccio.
Ecco che l’acqua ghiacciata si trova anche nei freddi e bui crateri di Cerere. “Dappertutto”.
I risultati apparsi su Science e Nature Astronomy supportano l’ipotesi per cui l’acqua ghiacciata potrebbe essersi separata dalle rocce già nelle prime fasi della storia di Cerere, formando così uno strato di crosta ricco di ghiaccio.
Una caratteristica essenziale per la ricerca di altre possibili zone abitabili nel cosmo: “Trovare corpi celesti che erano ricchi d’acqua nel loro passato più distante – dice Carol Raymond del Jet Propulsion Laboratory della NASA e responsabile della missione Dawn – significa scovare indizi sui luoghi in cui poteva esistere la vita nel giovane Sistema Solare”.