Una stella si avvicina troppo al centro di una galassia. Inizia a compiere orbite sempre più strette, attratta da una forza invincibile. Il suo destino è segnato. Un intenso bagliore accompagna i suoi ultimi momenti di esistenza. È stata fatta a pezzi da un buco nero supermassiccio rotante.
A studiare il fiero pasto cosmico (in un video l’animazione dell’evento) un team internazionale di astronomi, grazie ai dati di Hubble e del Las Cumbres Observatory (LCO), un network globale di diciotto telescopi che ha il suo quartier generale in California. I risultati sono appena stati pubblicati su Nature Astronomy.
L’evento, battezzato “ASASSN-15lh, dopo la sua scoperta nel 2015 da parte del progetto di ricerca di supernove All-Sky Automated Search for Supernovae (ASAS-SN) era stato inizialmente classificato come l’esplosione di supernova più brillante mai osservata. Il nuovo studio dimostra, invece, che si è trattato del pasto di un buco nero.
“Solo alcuni anni fa non saremmo stati capaci di seguire un evento come questo – afferma Andy Howell, uno degli autori della ricerca -. Senza il contributo di ciascuno dei pezzi del puzzle, rappresentato dal network di telescopi di LCO e da Hubble – aggiunge l’astronomo -, non sarebbe stato possibile fare questa scoperta”.
Diversi gli indizi che hanno spinto gli astronomi a formulare la nuova ipotesi. Innanzitutto – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – l’energia rilasciata, superiore a quella normalmente associata alle supernove. Inoltre, l’andamento dell’emissione stessa della radiazione luminosa, che in un’esplosione di supernova raggiunge in genere un picco, per poi declinare. In questo caso, invece, presenta un andamento più discontinuo, con una diminuzione iniziale della luminosità seguita da un nuovo lampo di luce.
Secondo gli autori, questa osservazione è particolarmente importante, perché permette di studiare una proprietà dei buchi nerimolto difficile da misurare: lo spin, cioè la loro intrinseca rotazione.