Una densa atmosfera o un intenso campo magnetico. Oltre all’indispensabile acqua. Sono queste alcune delle condizioni necessarie affinché il gemello della Terra scoperto nell’estate 2016, Proxima b – in orbita intorno al vicino di casa del Sistema Solare, la nana rossa Proxima Centauri, a soli 4,2 anni luce di distanza -, abbia un’elevata probabilità di ospitare la vita.
Lo afferma uno studio USA del Blue Marble Institute of Space Science, pubblicato su Monthly Notices Letters of the Royal Astronomical Society. Gli astrobiologi hanno effettuato una simulazione per misurare l’impatto dei brillamenti stellari di Proxima Centauri sull’esopianeta appena scoperto, per valutarne in particolare eventuali ricadute sulla possibile esistenza di vita.
Le prime indagini compiute su Proxima b – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno già dimostrato che il pianeta è un buon candidato a ospitare forme di vita. È, infatti, simile alla Terra, roccioso come il nostro Pianeta e con massa confrontabile. E si trova nella cosiddetta fascia di abitabilità, un ideale spicchio di spazio a una distanza dalla propria stella tale da avere acqua in forma liquida e calore a sufficienza.
Proprio questa distanza, però – inferiore a quella tra Mercurio e Sole e circa 25 volte minore rispetto a quella della Terra -, secondo gli autori, espone l’esopianeta a un bombardamento di brillamenti stellari deleterio per eventuali forme di vita. Anche se la stella è molto meno calda del Sole.
Nella loro simulazione gli astrobiologi USA hanno, quindi, dimostrato che la vita su Proxima b, per poter nascere e sopravvivere, avrebbe bisogno di alcune protezioni esterne. Come un’atmosfera simile a quella terrestre, o un intenso campo magnetico. Capaci di far fronte alla letale influenza dell’attività stellare della vicina Proxima Centauri.