Quanto successo a Bologna all’interno di Palazzo d’Accursio ha a dir poco dell’irreale.
Protagonista della vicenda una giovane mamma ricercatrice 40enne , Chiara Cretella, la quale, mentre si trovava all’interno del municipio bolognese con il fine di intervenire ad un prestigioso convegno contro la violenza di genere, è stata “gentilmente” invitata a non allattare il proprio bambino di 5 mesi in quanto “Qui non si possono introdurre cibi e bevande”.
La frase esclamata dal sorvegliante ha lasciato di stucco l’assegnista di ricerca dell’università emiliana, particolarmente attiva sul fronte dei diritti delle donne, la quale a Repubblica ha raccontato “La Cappella Farnese dove si teneva l’incontro era gelida, io ero lì con il mio bimbo di cinque mesi, così mi sono spostata nella sala attigua. Era l’unica riscaldata e ho provato a sedermi per allattare, ma il custode mi ha detto che non potevo perché non si possono introdurre cibi e bevande nei locali della mostra Wolfango”.
Girando per il Municipio ha trovato a quel punto ospitalità nelle sale che accolgono le collezioni comunali d’arte. Prosegue Cretella: “Lì ci sono diversi quadri con Madonne che allattano-ha continuato la donna- e così ho pensato che non potessero impedirmelo infatti una pensionata volontaria dell’Auser mi è venuta incontro e me lo ha permesso”.
Una vicenda che ha innalzato non pochi polveroni e acceso i riflettori su una tematica molto discussa negli ultimi tempi: il sito Chamge.org ha infatti lanciato una petizione per chiedere una legge specifica a tutela dell’allattamento nei luoghi pubblici.
Sono già 26mila le sottoscrizioni, afferma la Cretella, che prosegue: “Senza una legge ad hoc, ognuno accampa le sue ragioni, dall’offesa al pudore perché si mostra il seno al divieto di introdurre cibi e bevande. Ora stiamo cercando di creare un collegamento a livello nazionale”.