Karoshi, morte da eccesso di lavoro: indagata un’azienda giapponese di pubblicità

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Le autorità giapponesi hanno deciso di perseguire il gigante della pubblicità Dentsu e i suoi dirigenti, dopo la morte di una sua dipendente considerata come “karoshi” (ovvero morte da superlavoro). “Bisogna mettere fine all’eccessivo carico di ore di lavoro” sui dipendenti, ha dichiarato il portavoce del governo in una conferenza stampa. Ieri l’esecutivo di Tokyo ha emesso nuove direttive che inaspriscono la punizione per le aziende che sfruttano con eccessivi straordinari i loro dipendenti. A Natale del 2015 la giovane impiegata di Dentsu Matsuri Takahashi, mise fine alla sua vita lanciandosi dal terrazzo del dormitorio per i dipendenti.

Si decise che la giovane si era sottoposta a turni di lavoro massacranti, con straordinari che avevano superato le 100 ore mensili. La legge giapponese fissa in 40 ore l’orario settimanale massimo di lavoro, con un plafond sulle ore di straordinario, che può essere tuttavia superato in caso di accordo tra le parti. A settembre il suo caso è stato riconosciuto come “karoshi“, la peculiare parola giapponese che indica il decesso da eccessivo lavoro. Questo ha provocato una forte polemica sui media, anche perché in quel momento il primo ministro Shinzo Abe aveva lanciato una campagna per attirare le donne nel mercato del lavoro.

E’ importante creare un migliore ambiente di lavoro perché le donne e le persone anziane possano anche loro partecipare alla vita attiva“, ha insistito oggi Yoshihide Suga, portavoce dell’esecutivo di Tokyo. L’inchiesta contro la Dentsu condotta dai servizi sanitari di Tokyo ha messo in evidenza come altri dipendenti siano stati costretti a lavorare eccessivamente, nonostante la società già negli anni ’90 aveva vissuto un caso simile ed era stata messa in guardia dal continuare con le pratiche illegali.

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