Si presenta sicuramente come una Ministeriale complicata, sullo sfondo un’Europa con qualche affanno, anche se i Paesi componenti l’ESA non corrispondono perfettamente all’UE. Ma certo con l’Unione Europea l’ESA ha a che fare: ne è il braccio operativo per le infrastrutture spaziali Galileo e Copernicus e nel sogno dell’attuale Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Europea, Jan Woerner, quest’ultima dovrebbe divenire, un dì, l’Agenzia Spaziale dell’Unione Europea.
Si può anche dire che nessuna Ministeriale è facile: conta il ruolo dei singoli Paesi e la tutela delle eccellenze nazionali, che siano scientifiche o industriali; conta il ritorno economico per ogni singolo Paese, con l’augurio che sia pari a uno o superiore. Ma se qualcuno lo ha maggiore di uno, un altro lo avrà inferiore.
La partita vera poi – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – si gioca sui programmi facoltativi, quelli che hanno un finanziamento più o meno adeguato a seconda delle disponibilità dei singoli paesi, al contrario dei programmi obbligatori, che sono finanziati sulla base di regole certe di adesione all’ESA.
I nodi di questa Ministeriale sono presto detti: la seconda parte della missione ExoMars, prevista per il 2020 e che necessità di ulteriori finanziamenti. L’Italia è pronta a fare la sua parte spingendo perché l’avventura marziana sia implementata e non si fermi al TGO, la sonda europea entrata recentemente nell’orbita del pianeta rosso, ma certo non può farlo da sola. Il DG dell’ESA Woerner e il Direttore della Robotica dell’ESA David Parker si sono detti fiduciosi che l’ESA porterà a termine il programma ExoMars e ormai mancano poche ore alla conferma o meno.
Altro nodo la Stazione Spaziale Internazionale, il suo utilizzo. Conclusa la parte di realizzazione si tratta ora di ottimizzare un investimento importante e gravoso, sfruttandone al meglio le opportunità di ricerca. Particolarmente interessati a questo aspetto i tedeschi, soprattutto per le possibili applicazioni derivanti. La crescita di quella che è definita la space economy e la grande opportunità che questa rappresenta nell’unire all’investimento pubblico quello privato, è il contesto in cui si muove questo vertice.
Spuntata, per la gran parte, la partita dedicata ai lanciatori, grazie all’accordo raggiunto all’unanimità lo scorso 3 novembre, quando gli Stati partecipanti al programma Vega hanno approvato la proposta di un programma di miglioramento delle performance del lanciatore di concezione italiana. Grazie al potenziamento del motore del primo stadio P120C e all’incremento delle dimensioni della cuffia (ogiva) del lanciatore, sarà finalmente possibile imbarcare satelliti radar, equipaggiati con ingombranti antenne radar ad apertura sintetica (Sar), inclusi i satelliti italiani Cosmo-SkyMed e quella della costellazione Copernicus dell’Unione europea. Rimane però l’interesse dei tedeschi a assumere un maggior ruolo nel settore lanciatori visto il crescente coinvolgimento della loro industria.
Altra tema sul tavolo l’osservazione della Terra e in particolare il programma Flex, recentemente assegnato da ESA a Leonardo-Finmeccanica, del valore di 74 milioni di Euro, e che è collegato all’utilizzo della Stazione Spaziale Internazionale.
«L’obiettivo – ha detto recentemente il Presidente del’ASI, Roberto Battiston – del nostro Paese è promuovere una visione di lungo respiro dell’eccellenza della filiera industriale italiana nel quadro della scienza e della capacita spaziale europea. Si tratta della spinta per l’innovazione e la competizione che i 22 Paesi dell’Esa devono necessariamente raccogliere, per confrontarsi con i programmi marziani visionari di SpaceX, o con le mega costellazioni fatte da centinaia di satelliti di piccola taglia per l’osservazione della Terra. Un confronto, quello alla ministeriale Esa, dove terremo al centro la grande capacità e il forte radicamento della industria spaziale nazionale, che giustamente continua a beneficiare di un geo-ritorno tra i più alti».