“Estendere (…) il divieto di eliski, ad eccezione delle aviosuperfici autorizzate, in tutto l’arco alpino del territorio italiano a tutela dell’ambiente e della sicurezza delle persone e delle cose“. E’ la richiesta avanzata dal deputato Pd Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente, al ministri dei Trasporti, dell’Interno e dell’Ambiente. L’interrogazione scritta, del 14 dicembre scorso, e’ firmata anche da Enrico Borghi (Pd), e viene fatta alla luce “di quanto gia’ deciso dagli altri Paesi in Europa, al fine di ottemperare alle indicazioni date dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi“. Già il Comune di Balme (Torino) nelle scorse settimane con una delibera ha vietato l’eliski e l’impiego “di altri mezzi motorizzati come quad, moto, fuoristrada e motoslitte affinche’ si possa offrire al turista un contatto piu’ genuino ed autentico con la natura, nel rispetto delle fragilita’ dell’ambiente alpino“, si legge nell’atto parlamentare.
“Le attivita’ di eliski – scrivono Realacci e Borghi – sono interdette in Germania, Slovenia e Liechtenstein. Anche in Francia vige un divieto generalizzato che pero’ viene spesso aggirato, poiche’ gli sciatori depositati dagli elicotteri su creste oltre confine. In Austria e’ consentito unicamente nella regione dell’Arlberg, con soltanto due destinazioni. In Svizzera – proseguono – la legge consente l’atterraggio su una quarantina di siti (la maggior parte dei quali situati nel Canton Vallese); e’ recente la notizia che la Confederazione elvetica starebbe per ridurre i voli nella zona del Monte Rosa (una delle piu’ battute) in quanto questo e’ considerato di alto pregio ambientale“.
Tra i rischi dell’eliski, aggiungono, oltre a quello “derivato dal possibile distacco di valanghe causato dai rotori o dall’azione degli sciatori depositati su pendii in quota, vette o crinali potenzialmente instabili, si deve considerare un’elevazione del rischio dovuto al fatto che chi pratica eliski non ha la possibilita’ di testare le condizioni della neve durante la salita ignorando cosi’ i pericoli insiti nelle condizioni del manto nevoso“. Inoltre “il volo di elicotteri a bassa quota, cosi’ come il decollo e l’atterraggio concorre poi in modo significativo al disturbo della fauna alpina in un periodo dell’anno, quello invernale o di inizio primavera, in cui certe specie sono gia’ messe a dura prova dai rigori del clima“. “La delibera e l’interrogazione parlamentare fanno seguito a una richiesta dell’associazione Mountain Wilderness Italia, strenua oppositrice di questa pratica ritenuta inutile, elitaria e fortemente lesiva dell’ambiente montano”, fa sapere l’associazione ambientalista.