E’ ormai il Servizio sanitario nazionale a dirottare i pazienti verso l’intramoenia o le strutture private per le prestazioni meno complesse. Prestazioni, però, incluse nei Livelli essenziali di assistenza. Lo sottolinea il Tribunale per i diritti del malato nel XIX Rapporto Pit Salute del Tdm – Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma.
“Se lo scorso anno abbiamo denunciato che si stavano abituando i cittadini a considerare il privato e l’intramoenia come prima scelta – afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tdm – ora ne abbiamo la prova: le persone sono state abituate a farlo per le prestazioni a più basso costo come ecografie, esami del sangue, eccetera. E non perché non vogliano usufruire del Ssn, ma perché vivono ogni giorno un assurdo: per tempi d’attesa e peso dei ticket, a conti fatti, si fa prima ad andare in intramoenia o nel privato. Il Ssn, in particolare sulle prestazioni meno complesse, e forse anche più ‘redditizie’, ha di fatto scelto di non essere la prima scelta per i cittadini”.
“Assurdo, anche perché – prosegue – si tratta di prestazioni previste nei Lea, quindi un diritto: ecco la revisione dei Lea ‘in pratica’ che i cittadini già sperimentano ogni giorno. Il Ssn rimane invece quasi insostituibile per la maggior parte delle persone se si tratta di prestazioni a più alto costo, o che richiedono tecnologie elevate e professionalità, per cui però esistono crescenti difficoltà di accesso e discriminazioni tra cittadini. L’effetto delle scelte politico-amministrative è di un Ssn che sembra ‘in ritirata'”.
Il Tdm chiede che vengano “garantiti trasparenza e controllo sull’intramoenia per evitare abusi, anche bloccando immediatamente le prestazioni in intramoenia quando non si è in grado di garantire il rispetto dei tempi massimi nel servizio pubblico o quando i volumi delle prestazioni in intramoenia o i tempi sono sbilanciati rispetto al canale pubblico”.
E ancora sono necessari “controlli e trasparenza su orari, riscossione, costi, luoghi, oltre che scongiurare che la libera professione sia una scorciatoia o un canale preferenziale per accedere al Servizio pubblico per prestazioni o ricoveri. I ricavi diretti dell’intramoenia, infine, andrebbero destinati all’abbattimento dei tempi di attesa”. (AdnKronos)