Oltre tremila i visitatori che hanno partecipato al ricco programma di appuntamenti proposto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) per la quattordicesima edizione del Festival della Scienza di Genova. Parola chiave dell’edizione di quest’anno, Segni: da quelli dei terremoti, a quelli dei precursori delle eruzioni vulcaniche e del global change.
La scienza – spiega Francesca Pezzella – studia i segni che l’uomo ravvisa nella natura, ma anche la scienza è spesso scritta con i segni di un linguaggio appropriato inventato dall’uomo. Una concetto cardine che ha ispirato le molte iniziative dell’INGV, per raccontare e far toccare con mano aspetti della ricerca scientifica e dei fenomeni naturali che hanno un importante impatto nella vita di tutti.
“La presenza dell’INGV quest’anno è stata particolarmente significativa” spiega Giuliana D’Addezio, ricercatrice INGV. “Dal 27 ottobre al 6 novembre, nella suggestiva sede della Chiesa di Sant’Agostino di Genova, abbiamo parlato di terremoti e prevenzione con la mostra interattiva Il terremoto in … segni, dal terremoto di Amatrice alla cultura della prevenzione”.
Il percorso espositivo, che ha preso spunto dal tragico evento del 24 agosto, ha illustrato il fenomeno terremoto e i segni che spesso lascia nella geologia, nel paesaggio e nella memoria collettiva, mostrando a che punto è la ricerca sismologica, come vengono svolte le diverse fasi del monitoraggio sismico e della sorveglianza del nostro territorio.
“Particolarmente efficace e coinvolgente, soprattutto per le molte scolaresche”, prosegue la ricercatrice INGV, “è stata l’esperienza diretta di un terremoto, simulata da una tavola vibrante, e la visione delle onde del proprio terremoto prodotto saltando in vicinanza di un sismografo funzionante. Di grande impatto anche la riproduzione in tempo reale della Sala Operativa di Sorveglianza Sismica, attiva 24 ore su 24, nella sede centrale dell’INGV”.
In Italia, ancora oggi, la cultura sismica è insufficiente sia riguardo alla conoscenza del fenomeno terremoto, sia riguardo alla consapevolezza del rischio a cui ciascuno di noi è esposto. Con l’obiettivo di accrescere questa cultura nei visitatori, il percorso ha passato in rassegna le tecniche costruttive e gli interventi di miglioramento sismico attraverso cui cittadini e istituzioni possono aumentare la resilienza delle loro abitazioni e dell’edilizia storica e monumentale.
“La scelta del tema”, aggiunge Giuliana D’Addezio, “è nata in seguito al tragico sisma che ha colpito Amatrice il 24 agosto, per poi risultare drammaticamente attuale col verificarsi degli eventi di Visso del 26 ottobre, di magnitudo M 5.9, e di Norcia del 30 ottobre, di magnitudo M 6.5. La presenza all’interno della mostra del collegamento in tempo reale con la sala di sorveglianza sismica ha dato la possibilità agli oltre tremila visitatori di avere una diretta esperienza delle attività di monitoraggio in emergenza e di sperimentare in prima persona le attività di continuo controllo e studio di questi fenomeni”.
Ma il ricco programma è proseguito con conferenze e Lectio Magistralis tenute da esperti dell’INGV su altre tematiche. Marco Anzidei con I segni del global change, Il futuro delle nostre coste svelato dalle tracce nel mare, ha parlato delle variazioni del livello marino del Mediterraneo, ricostruito dai ricercatori attraverso i secoli grazie a segni segreti e nascosti, svelando infine i possibili scenari di inondazione marina attesi lungo le coste entro questo secolo.
Di vulcani ha parlato Giovanni Macedonio con l’incontro I segni precursori delle eruzioni vulcaniche, Dalle osservazioni naturalistiche all’alta tecnologia. Macedonio ha illustrato le diverse caratteristiche dei vulcani attivi in Italia, l’Etna, lo Stromboli, il Vesuvio e i Campi Flegrei e le ricerche scientifiche che vengono svolte per arrivare alla comprensione dei processi che possono innescare l’eruzione. Ha inoltre presentato le attività di monitoraggio continuo dei segnali che accompagnano la risalita del magma prima di un’eruzione. L’interpretazione di questi segnali costituisce ancora oggi una grande sfida per la ricerca scientifica nazionale e internazionale.
Il tema del terremoto è stato infine l’argomento trattato da Alessandro Amato, con Sotto i nostri piedi, Amatrice è distrutta e a Parigi si balla. Dopo ogni terremoto c’è sempre qualcuno che dice di averlo previsto: i Maya, la zia Santuzza, il cane del vicino. I previsori non si fidano della scienza: credono che i rospi scappino prima dei terremoti, che la NATO e le trivelle possano scatenarli, che gli scienziati sappiano prevederli ma non lo dicano perché odiano vincere i premi Nobel.
Partendo dalla presentazione del suo libro Sotto i nostri piedi, Amato ha guidato il pubblico della prestigiosa sala del Maggior Consiglio nel groviglio di informazioni e bufale su scienza e pseudo-scienza del terremoto, con il racconto di terremoti e dei tentativi di prevederli, fino ai più recenti progressi compiuti dalla ricerca sismologica che ci offrono la conoscenza e gli strumenti per una fondamentale riduzione del rischio. “L’esperienza di quest’anno”, conclude la ricercatrice INGV, “è stata una preziosa occasione di crescita e formazione, sia per chi si occupa di ricerca, sia per i cittadini. Un’occasione per incontrarsi e parlare di temi importanti. Il principale protagonista è stato il pubblico, di ogni genere ed età che ha ascoltato e chiesto, osservato e partecipato, per comprendere cosa sono e come ci si può difendere da fenomeni naturali che possono coinvolgere in prima persona, per essere cittadini sempre più informati e preparati”.